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PISCINA IMPERIA/DONNE MUSULMANE. CHI NON VUOLE CONDIVIDERE I BENI PUBBLICI CON GLI ALTRI, PAGHI DI TASCA PROPRIA
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Comunicato 
14 febbraio 2007 0:00
 

Firenze, 14 febbraio 2007. La comunita' islamica di Imperia ha chiesto l'uso esclusivo della piscina comunale per le donne musulmane. La piscina dovrebbe aprire un'ora prima la domenica per permettere alle donne che portano l'hijab di nuotare senza gli sguardi maschili piu' o meno indiscreti. Secondo la comunita' islamica, qualora questo privilegio non fosse garantito, si tratterebbe di un "atto discriminatorio".
A nostro avviso sarebbe discriminatorio permettere l'uso esclusivo di una struttura pubblica ad una comunita' per la loro razza, religione, o qualunque altro discrimine. Cio' che pretende la comunita' islamica di Imperia ci ricorda infatti quel famoso motto "equal but separate" (uguali ma separati) con cui la Corte suprema degli Stati Uniti ha legittimato per decenni una vera e propria politica di apartheid nelle scuole pubbliche, sugli autobus e nelle piscine.
Nulla vieta alla comunita' islamica, come a qualsiasi altro gruppo di cittadini, di "affittare" una piscina pagandone i costi. Ma pretendere che questo avvenga a spese del Comune, e quindi di tutti i contribuenti, ci pare fuori luogo. Allora perche' non creare spogliatoi separati in scuole pubbliche per le studentesse musulmane per le ore di educazione fisica? O per assurdo, perche' non concedere l'uso esclusivo di una piscina comunale a quei cittadini sovrappeso che altrimenti si vergognerebbero a farsi vedere in costume?
Non crediamo che i contribuenti debbano farsi carico a proprie spese, particolarmente nel caso di attivita' ricreative, dei dettami di nessuna religione. Chi non vuole condividere i beni pubblici con gli altri cittadini, paghi di tasca propria.
Pietro Yates Moretti, consigliere Aduc
 
 
 
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