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IMMIGRAZIONE. REINTRODUZIONE DELLO SPONSOR: NO ALLA CORPORAZIONE DEGLI ADDETTI AI LAVORI
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Comunicato 
1 agosto 2006 0:00
 

Firenze, 1 Agosto 2006. Apprendiamo con fiducia e soddisfazione la proposta del ministro della Solidarieta' Sociale, Paolo Ferrero, di reintrodurre lo sponsor quale modalita' di ingresso in Italia per gli stranieri in cerca di lavoro.
L'istituto favoriva le cosiddette "catene affettive", tanto contrastate dal legislatore del 2002, e consentiva allo straniero di non arrivare in Italia "allo sbando" ma al contrario di essere accolto in un contesto gia' radicato, che effettivamente garantiva per lui.
Seppur non sperimentato a lungo, l'istituto ha funzionato e risponde all'esigenza per cui ieri il ministro Ferrero ne ha proposto la reintroduzione.
Cio' che pero' non ci convince nei propositi del Ministro sono il presupposto e la modalita' con cui sembra voglia riformare l'istituto, a partire dalla sponsorizzazione da parte di "associazioni imprenditoriali o di volontariato che si prenderanno cura dell'immigrato", con una "somma, tra i 2000 e i 3000 euro, che da' garanzie per il suo mantenimento durante la permanenza", la cosiddetta "dote".
Una prima perplessita' e' posta dall'apparente monopolio delle associazioni che si occupano del settore (fiorite come funghi negli ultimi anni) di essere gli unici garanti degli stranieri. Concedere solo ad esse la possibilita' di sponsorizzare gli ingressi, e non anche a parenti e amici dello straniero, equivarrebbe a negare uno degli aspetti che sempre hanno caratterizzato i fenomeni migratori. Come nell'Italia degli anni cinquanta, quando chi partiva per l'America sapeva di trovare li' lo zio o il cugino che lo avrebbe aiutato ad inserirsi. Chi mai avrebbe attraversato l'oceano affidandosi ad una associazione di cui neppure conosce l'esistenza, e quali garanzie anche economiche in piu' potrebbe dare una questa rispetto ad un fratello?
Riteniamo invece importante il riconoscimento del valore della "catena affettiva" che, oltre tutto, offre alla comunita' maggiori garanzie di controllo e sicurezza sociale.
Il secondo interrogativo attiene invece alla cosiddetta "dote". Al di la' dell'anacronistico termine riesumato per l'occasione, davvero non comprendiamo chi possa essere il munifico elargitore della dote:
- Da chi verranno dati questi soldi? dalle associazioni? dallo Stato?
- A chi? Alle associazioni? all'immigrato? alle banche per le fideiussioni?
- Questi soldi sono "a perdere"? vincolati? devono essere restituiti una volta trovato lavoro?
- E a cosa servono? basteranno 3000 euro a mantenere una persona per un anno, non saranno un po' pochi? e se sono per le banche (o per le associazioni), non saranno un po' troppi?
Ci auguriamo che il ministro voglia tener contro di queste nostre considerazioni. Ed un suggerimento: non e' forse il caso di ritornare alla figura dello sponsor come concepita nella Turco-Napolitano, che seppur per breve tempo aveva comunque portato a buoni risultati?

Claudia Moretti e Emmanuela Bertucci, legali Aduc
 
 
 
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