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Curatela speciale minori bielorussi. Gli sgambetti italiani - 7
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Articolo di Isabella Cusanno
10 agosto 2012 18:12
 
Il comitato esecutivo regionale di Moghilev riconosce la curatela speciale, quella curatela cioè che permette ad un cittadino italiano di occuparsi dei redditi di un minore anche straniero e per di più bielorusso, e quindi di occuparsi della vita e del benessere di questo bambino o adolescente. Ma fa di più: in un contenzioso aperto dalla presa di posizione di un direttore di un orfanotrofio che sentito il parere di un presidente di una associazione italiana decide di comunicare alla famiglia italiana che non avrebbero più visto i ragazzi se non avessero ritirato la donazione fatta ai minori, donazione che era costitutiva del reddito che la curatrice gestiva, il comitato esecutivo regionale di Moghilev ribadisce i principi stessi della normativa italiana e bielorussa alla luce della normativa internazionale a tutela dei minori.
Eccoli di seguito.
L’operato del direttore di un istituto che gestisce la potestà genitoriale non può essere lesivo degli interessi patrimoniali dei minori senza incorrere in gravi sanzioni che possono comportare la perdita dell’incarico.
La donazione e la costituzione di un reddito in favore dei bambini deve essere considerato come un atto altamente meritorio e deve essere auspicato e protetto
La presenza del curatore speciale, ossia di quella persona che gestisce il patrimonio dei minori costituito dalla donazione, è legittima ed apprezzata.
I rapporti tra i minori titolari del reddito e il loro curatore speciale italiano devono essere assicurati e garantiti in ogni caso.
Su questi elementi e sulla garanzia da dare alla loro concreta realizzazione, il comitato esecutivo regionale di Moghilev, non ha dubbi.
Questa però è la primissima volta che viene portata sui tavoli della burocrazia bielorussa una questione di questo genere, e certo alle autorità del comitato preme anche, e con ragione, che i direttori dei loro orfanotrofi non facciano all’estero figure meschine, come preme assicurarsi quali sono le intenzioni degli italiani che si affacciano all’improvviso al panorama delle tutele e delle curatele. Preme loro anche, e con ragione, comprendere ogni singolo passaggio giuridico e ogni possibile finalità, ma anche assicurarsi che la loro autorità non venga messa in discussione o vilipesa. Quindi il comitato ridimensiona al minimo l’operato del direttore. Ma il diritto, quello che interessa alle persone di buona volontà, è sostanzialmente salvo, perché comunque il comitato nega per affermare che se questi sono i fatti dedotti e provati, il direttore ha torto ed ha torto con lui l’italiano che lo ha consigliato in questo modo. Noi possiamo provare ciò che affermiamo e sappiamo che anche l’autorità bielorussa ne è consapevole.
Dunque i dubbi dell’autorità bielorussa sono relativi alla nostra volontà di rispettare le sue prerogative e riguardano le nostre intenzioni finali.
Le nostre intenzioni sono due.
La prima è quella di realizzare attraverso la curatela speciale una forte ed intensa attività di collaborazione diretta tra le famiglie italiane e le autorità bielorusse senza intermediari tradizionali e nell’esclusivo vantaggio degli orfani.
La seconda è quella di raggiungere, nei casi possibili, ed attraverso la stessa curatela speciale, la curatela internazionale, ossia quella curatela che permette agli orfani bielorussi di avere tutori anche stranieri.
E’ evidente che tutto questo lo possiamo ottenere solo nel pieno rispetto della norma bielorussa e delle autorità bielorusse, perchè cerchiamo collaborazione, la più intensa e la più stretta, non intrighi e prevaricazioni.
Ma se in Bielorussia comprendono, non è la stessa cosa in Italia. Chi ha male consigliato la direttrice continua a seminare considerazioni dissennate e pretestuose, ventilando (o minacciando?) ogni danno pur di porre fine alla questione delle donazioni, delle curatele speciali e delle curatele internazionali. Non voglio sapere perché, non sono un pubblico ministero, non voglio sapere in che cosa si sentono lesi o minacciati quelli che si adoperano con tanto accanimento in questo modo, così come non voglio saper perché hanno consigliato il direttore di un orfanotrofio contro i suoi stessi interessi, contro il bene dei bambini e contro il bene delle famiglie italiane. So che la strada delle adozioni è sempre da privilegiare, ma so anche che la questione delle curatele internazionali ha uno spessore umano e civile ineguagliabile e che vincere questa battaglia significa far vincere una grande battaglia all’umanità nel segno della pace e della collaborazione, e so anche che a livello pratico e sociale la curatela internazionale risolve tutti i problemi di interrelazione tra ordinamenti diversi e di valutazione di opportunità politica.
So anche che quando operavo per il recepimento delle sentenze di adozione maggiorenne in Bielorussia, un Italiano mi ha detto che se avessi continuato sarei stata arrestata, perché queste cose non si fanno. Io non sono stata arrestata, abbiamo il recepimento dell’adozione maggiorenni, i Bielorussi hanno capito meglio degli Italiani quale bene facevamo ai loro figli. E non sarò mai arrestata dai Bielorussi perché chiedo l’applicazione delle loro leggi. Ma alcuni Italiani fanno di tutto per negare la logica della trasparenza e del diritto, in nome di altro che non voglio sapere.
Per questo chiedo aiuto ad ogni Italiano di buona volontà, a tutti nessuno escluso, dal più piccolo al più grande, perché l’onda della malignità non alligni nei nostri cuori, non faccia proseliti, trovi fine e conclusione, relegata nel baratro dell’oscena produzione dell’assurdo.
Chiedo a voi tutti aiuto perché la dove c’è un diritto non si sovrapponga una lesione, perché dove c’è la possibilità della collaborazione umana non si sostituisca l’indifferenza o l’approfittamento, perché non sia la legge dell’uno a decidere le sorti di tutti, perché i figli degli ultimi, che sono i figli di noi tutti, senza distinzione di nazionalità, abbiano il meglio di quello che possiamo dargli alla luce della dignità e del rispetto delle loro esistenze.
Chiedo aiuto a voi tutti, perché noi siamo tanti e i nostri nemici sono pochi, chiedo aiuto a voi perché non abbiate paura o non vi lasciate travolgere da considerazioni utilitaristiche, perché il male, qualsiasi nome abbia, non può vincere la forza delle nostre coscienze solidali.
Chiedo la vostra consapevolezza, chiedo la vostra solidarietà, chiedo alla vostra coscienza di non abbandonare la lotta, se ne siete coinvolti e non disprezzare quanto facciamo, se siete spettatori. State con noi comunque perché questo risultato lo possiamo conseguire soltanto tutti insieme, nella coscienza comune che nulla e nessuno può abbattere: la coscienza di un mondo aperto a tutti, agli ultimi come ai primi, in cui tutti operiamo a garanzia del diritto e dell’esistenza di ciascuno.

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