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E tutti vissero felici e integrati...
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Lettera 
6 dicembre 2006 0:00
 
Da extracomunitario ben collaudato (e' da parecchi anni che sto in Italia) ho vissuto sulla mia pelle parecchi dei disagi che l'immaginario collettivo (occidentale ma anche orientale) suppone che un immigrato debba vivere. Forse inconsciamente me li sono andati a cercare io stesso. D'altronde sono ingredienti necessari per quella storia che ogni buon immigrato e, piu' in generale, ogni uomo di mondo (o chi vuole passare per tale) si racconta, sogna di raccontare o, come non di rado accade, sciorina non appena ne ha l'occasione. Certo alle prime possono anche essere di qualche interesse ma passato l'effetto sorpresa si ha come l'impressione che siano tutte uguali; cambiano le singole circostanze, ma la musica di sottofondo e' sempre la stessa e puntuali sono le parole che ne ordiscono la trame: sradicamento, lontananza, nostalgia, ecc. I Phone center, le moschee, le piazze, i patronati, alcuni bar, le stazioni sono, a seconda delle etnie, i luoghi d'incontro abituali di molti immigrati dove questo genere di storie si sprecano e una buona dose di vittimismo va a mescolarsi a romanticherie nostalgiche che alle volte raggiungono apici di autocommiserazione da far impallidire d'invidia la piu' sfacciata delle soap sudamericane Quel che preoccupa e' che su questo panorama desolante si sta formando l'identita' di tutta una generazione di migranti, frustrata nel suo sogno hollywoodiano di un happy end all'insegna del : " e tutti vissero felici e integrati" Sono poi questi stessi migranti che vanno ad alimentare code infinite davanti a questure e uffici postali: una folla di flagellanti che si accalca dolorante e rassegnata non per chissa' quale premio ultraterreno ma poter finalmente avere fra le mani il tanto agognato pezzo di carta azzurrognolo o arancione il cosiddetto permesso di soggiorno. Di questo variegato materiale umano un'attenta editoria ha fiutato il potenziale letterario e ormai negli scaffali di tutte le librerie e' tutto un ammiccare di donne col burqa da copertine arabescate. Purtroppo anche fior fior di penne- penso a Magdi allam, ad esempio, pur avendo tutti gli strumenti, per giocare un ruolo da protagonisti, di degni intellettuali( e Dio sa se c'e' ne bisogno) di questa diaspora si mettono a cavalcare il mansueto mulo dell'attualita' discettando su Kamikaze, Islam, Oriente e Occidente pescando a pieni mani nel suk chiassoso delle news Insomma fra le parole dei e sui migranti si sente acuta la necessita' di piu' degni cantori che non sguazzino in argomentazioni trite e ritrite, finendo per dare dello straniero un immagine distorta che non saprei come meglio definire ma che e', tanto per dare un idea, ben che vada, una parodia della parabola del buon samaritano, ma di questo passo, ben presto, andra' ad assestarsi serafica nell'Olimpo del luogo comune dove troneggia inarrivabile la casalinga di Voghera.
Malih

Risposta:
La ringraziamo della sua lettera, che pubblichiamo.
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