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Razzisti, vi sconfiggeremo! Contro l’odio ci aiuta il linguaggio accomunante dell’arte
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Articolo di Redazione
1 aprile 2019 13:51
 
Quando dalla Nuova Zelanda arrivò la notizia del massacro [15 marzo], io pensai subito al film “22 Luglio”. In esso si parla dell’atroce attentato in Norvegia, nel quale l’estremista di destra Anders Breivik aveva assassinato 77 persone innocenti [22 luglio 2011]. Nella scena finale l’avvocato dice: “Hai perso”. Breivik replica: “Ci saranno altri che porteranno a compimento quello che ho cominciato io”.
Il ventottenne Brenton Tarrant, che ha perpetrato adesso il bagno di sangue in Nuova Zelanda, è uno di questi “altri”. Nel suo manifesto si è detto ispirato a Breivik. Come se egli avesse preso in consegna un vessillo sanguinoso dalla Norvegia e l’avesse portato all’altro capo della terra.
I due hanno molte cose in comune: sono razzisti, xenofobi, fanatici delle armi, rifiutano la varietà culturale, hanno la paranoia di una conquista dell’Europa da parte dell’Islam, ma non hanno alcun sentimento di umanità; ambedue hanno potuto dimostrare che l’odio si radica persino nelle parti del mondo più pacifiche, e sognano una distopia fondata sulla razza.
 Questo odio razzista fomenta un odio uguale e contrario. I fanatici della guerra di religione si radicalizzano nelle battaglie come i coltelli si affilano sfregandoli l’uno con l’altro. Breivik, nel suo manifesto, minacciava di ammazzare i Turchi se essi avessero “attraversato il Bosforo e fossero venuti in Europa”. I politici al governo si appigliarono subito al manifesto come se esso fosse chiamato a trasfondere sangue per la campagna elettorale. Nelle manifestazioni veniva mostrato il video degli attentati. Il manifesto “Uccideremo i Turchi” incontrò la paranoia “Arrivano i crociati”.
Come si fa a uscire da questo vortice lo fanno vedere i neozelandesi che sono corsi nella moschea a portare le condoglianze e si sono opposti all’aggressione razzista e alla retorica dell’odio. Per venir fuori da questo buio, sinistro tunnel bisogna che musulmani e cristiani reagiscano con la stessa determinazione e insieme, i primi a Charlie Hebdo e alle Torri gemelle, e i secondi a Bottrop [Germania, 31 dicembre 2018], Essen [Germania, minaccia attentato marzo 2017] e Quebec [Canada, attentato in moschea, gennaio 2017]. I giochi pieni di violenza, i notiziari e le serie televisive che sprizzano odio, la prepotente lobby delle armi devono essere messi sotto controllo.
La politica deve essere dissuasa dal guadagnare elettori con un linguaggio emarginante. Alle persone, che nel nuovo ordine mondiale, sono avvelenate da politiche identitarie, che hanno perso sicurezza e protezione sociale, che, per paura della perdita del lavoro, stanno scivolando verso la xenofobia e vogliono un capo forte che mandi via – come sempre – i profughi, bisogna trasmettere la realtà ibrida del mondo e togliere le paure con misure di politica sociale, una educazione all’empatia e attività legate alla società civile.
Qui è richiesto il linguaggio accomunante della cultura, della letteratura, dello sport e della musica. La voce della pace deve essere forte almeno quanto quella della guerra. Abbiamo da superare una enorme scoscesa montagna, ma se non faremo fronte a questa montagna di odio, essa ci divorerà.
Ci dà speranza quell’uovo spiaccicato in testa a un razzista da un diciassettenne.
La scena del film, citata all’inizio, continua con la replica dell’avvocato: “Noi vi sconfiggeremo! I miei figli, i loro figli … Noi vi sconfiggeremo!”. E’ questa la nostra utopia.

(Articolo di Can Dündar su “Die Zeit” n. 13/2019 del 23 marzo 2019)
 
 
 
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