testata ADUC
Migrazione e diritti
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Redazione
29 dicembre 2011 16:32
 
 Anu Sivaganesan, 24 anni, è co-fondatrice dell'organizzazione Zwangsheirat.ch, che si batte contro il matrimonio forzato e la violazione dei diritti della donna -punto di riferimento per chi ne è colpito. E' originaria dello Sri Lanka, vive in Svizzera da undici anni e frequenta un master in Scienze giuridiche all'Università di Zurigo. L'ha intervistata Nicole Kraettli per il periodico elvetico Beobachter.

D .Beobachter: L'onore è un valore importante per i musulmani. Sta qui l'origine di molti problemi?
R. Anu Sivaganesan: L'onore può essere interpretato in modo positivo o negativo. Ma ci sono effettivamente dei concetti disonorevoli dell'onore che limitano i diritti e la dignità delle persone. Di ciò soffrono ambedue i sessi: le donne nell'Islam, o in altre religioni, per il culto della verginità; gli uomini nella cattolica Sicilia, ad esempio, per la vendetta che devono lavare col sangue. Sono soprattutto i migranti più conservatori a tenersi strette le tradizioni ormai superate. Ma c'entrano anche l'integrazione e la discriminazione.

D. In che senso?
R. Più i migranti sono discriminati e più importante diventa per alcuni di loro l'appartenenza alla propria comunità, che dà un grande valore al mantenimento delle tradizioni poiché dalle strutture familiari trae sostegno nell'ambiente estraneo. Per gli stranieri dipendenti da una rete di questo tipo, la propria cultura diventa spesso molto più importante di quanto lo sarebbe in patria.

D. E' sbagliato?
R. No, ovviamente. Ma appena si passa dalla comunanza a un vincolo restrittivo, allora vedo la criticità. E' un po' la differenza che c'è tra sindacato e mafia. Il sindacato s'adopera per i propri associati, mentre la mafia controlla le persone; e se queste non stanno alle regole, dovranno subirne le conseguenze.

D. Più forte è la discriminazione e più fondamentalista è il comportamento?
R. Sì, ci sono molti esempi al riguardo. Per rimanere nella comunità e poter contare sul suo aiuto, è molto importante quel che pensano di te i connazionali. Chi non si conforma ai valori tradizionali, come l'onorabilità, deve mettere in conto di esserne escluso. E qui entra in gioco l'essere vergine, giacché la donna è la detentrice delle tradizioni. La si carica della responsabilità di conservare l'onore della famiglia che, a sua volta, dipende essenzialmente dalla sua virtù sessuale.

D. Come la mettiamo con la verginità maschile?
R. E' la domanda che pongo sempre anch'io alla gente. La verginità riguarda il possesso del corpo femminile. Una sposa vergine altro non è che la dimostrazione del potere maschile e di un sistema patriarcale.

D. Di conseguenza ritiene sbagliato che i medici ripristinino la verginità?
R. Comprendo i medici, per i quali in primo piano c'è la diretta tutela delle pazienti. Ma è indubbio che con l'intervento si rafforza l'impressione che la donna abbia sbagliato e si debba correggere l'errore. Perciò è indispensabile che il medico spieghi alla sua paziente che la ricostruzione dell'imene è uno sbaglio.

D. Tuttavia ci sono ancora molte giovani donne che decidono di fare questo passo.
R. La verginità è un assurdo. E' un'impalcatura teorica creata dagli uomini e adattata a piacimento. Eppure, anche molte donne consapevoli di questo fatto si sottopongono all'intervento, per paura di rappresaglie.

D. Allora i medici dovrebbero sondare la libera decisione della paziente riguardo all'intervento?
R. Assolutamente sì. E' facile sostenere che la paziente ha deciso liberamente soltanto perché è andata lei dal medico.

D. Non sarà che lei pretenda un po' troppo dai medici?
R. Non spetta ai medici risolvere i problemi sociopolitici, però è importante che noi come società si sia coscienti di quanto c'è del sistema patriarcale dietro l'agire delle donne. Del resto, non è un problema solo dell'Islam. Anche nella presunta emancipata Svizzera le donne sono spesso trattate da oggetto, soprattutto attraverso la commercializzazione e l'esibizione del corpo.

D. Sicché il mondo occidentale e quello musulmano non si differenziano poi molto?
R. Il criterio del sistema patriarcale è uguale ovunque, solo le sue espressioni possono essere diverse. Per me è quindi importante che le persone siano consapevoli che la differenza tra una musulmana con il burqa e una cristiana vestita in modo appariscente potrebbe essere meno grande di come sembra a prima vista: Da un lato il coprirsi, dall'altro lo scoprirsi: in tutt'e due i casi si tratta di sessualizzazione.

D. Ha in mente una soluzione per il dilemma di queste donne?
R. Integrazione per me non vuol dire adeguarsi al Paese ospite. I migranti non devono dimenticare la loro origine. Ci sono tanti bei costumi nelle diverse culture che io apprezzo molto, ma esistono anche numerose tradizioni superate come il matrimonio forzato e la verginità, del tutto incompatibili con i diritti delle donne. E' importante che le nuove generazioni comincino ad analizzare la visione dei loro genitori e a trovare una propria strada, a guidare la loro vita tra diverse culture.
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS