testata ADUC
Frontiere aperte in Germania: nuova linfa dall'est europeo
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Rosa a Marca
3 maggio 2011 13:03
 
Per sette anni, il primo maggio 2011 è stata una data alquanto temuta da una parte del mondo politico e sindacale tedesco, così come dal 70% della popolazione, secondo un sondaggio dell'Istituto GfK. Il primo maggio 2011 sono infatti venute meno le restrizioni imposte ai lavoratori degli otto Stati dell'Est entrati a far parte della Comunità nel 2004. Sette anni fa, l'allora cancelliere Gerhard Schroeder riuscì a imporre all'Ue una norma particolare per rendere più difficile l'ingresso in Germania dei lavoratori dei nuovi Stati. Sette anni fa, la disoccupazione tedesca era al suo massimo; nell'aprile 2011, si è registrata la quota più bassa dal 1992.
Dal primo maggio 2011 i cittadini polacchi, cechi, ungheresi, lettoni, lituani, estoni, sloveni e slovacchi possono risiedere ovunque nella Repubblica federale e lavorare in ogni campo, alla pari di spagnoli, francesi o britannici, giacché sono caduti gli impedimenti burocratici in vigore dal 2004. Fu una decisione saggia? Secondo alcuni economisti, la manovra inibitoria di Schroeder ha fatto sì che la forza lavoro giovane e qualificata dell'est -ingegneri e specialisti informatici- emigrasse in Gran Bretagna o Irlanda, due Paesi che invece aprirono le loro frontiere avendone dei vantaggi in termini economici e sociali.
Ma quale potrebbe essere la dimensione dei nuovi arrivi in territorio tedesco? Le previsioni oscillano tra i calcoli della ministra del Lavoro, Ursula von der Layen, che parla di 100.000 lavoratori l'anno, ai 140.000 stimati dall'Agenzia federale del lavoro. In teoria sono 30 milioni i possibili migranti da quei Paesi alla ricerca di condizioni migliori poiché lì la disoccupazione è doppia o tripla rispetto alla Germania e gli stipendi notevolmente più bassi. E qui nasce la paura dei lavoratori e dei sindacati tedeschi. Quanti dei nuovi lavoratori accetteranno di lavorare duro per 900 euro al mese come spedizionieri, negli alberghi e nei ristoranti, nell'assistenza privata o nel commercio? Molti, probabilmente.
Ma esiste anche l'altra faccia della medaglia. Con l'immigrazione possono nascere altre strutture che alla fine danno nuove opportunità. Se un ingegnere immigrato inventa un nuovo strumento, si forma una rete di lavoratori e fruitori che porta nuova ricchezza. Oppure nascono nuovi impieghi nel mondo dei servizi, come mostrano le esperienze positive di Gran Bretagna, Irlanda e Svezia. Diversi studi dicono che gli immigrati hanno svecchiato quei Paesi e le casse sociali sono state rimpinguate dai contributi dei lavoratori stranieri. In Svezia, soprattutto, il sistema sanitario si è molto avvantaggiato dai professionisti qualificati venuti dall'est.
Quali i settori più bisognosi di operai specializzati? In Germania è soprattutto l'industria automobilistica, con la Volkswagen che avrebbe bisogno di 6.000 nuove assunzioni e la Daimler di 4.000. Seguono Lufhthansa e Siemens.
Se lo sguardo si sposta all'est, le preoccupazioni sono specularmente opposte. La Polonia teme l'esodo delle sue migliori forze lavoro e in particolare i vuoti nell'assistenza ospedaliera. Ecco perchè si muove fin da ora per far arrivare infermieri dall'Ucraina e dalla Bielorussia.

Quali aspettative?
Secondo l'Istituto tedesco di ricerca nel mercato del lavoro e delle professioni, IAB, i giovani dell'Europa orientale oggi hanno mediamente un'istruzione simile a quella dei loro coetanei tedeschi. E se l'inglese è la prima lingua straniera imparata a scuola, non sono pochi quelli che parlano anche il tedesco. Certo, da qui a pensare che i cittadini dell'est possano risolvere i problemi demografici e occupazionali della Germania ne corre. Anche perché tutti gli Stati -dalla Francia ai Paesi baltici- lottano con la popolazione in calo, e dappertutto le aziende cercano di trattenere o attirare i giovani sotto i 35 anni. In più, molti europei dell'est sognano di vivere soprattutto in Usa, Inghilterra, Spagna. Anche se l'economia oggi va male in quei Paesi, molti ricordano il 2004, quando Gran Bretagna, Spagna, Irlanda, Svezia e anche l'Olanda li accolsero, mentre Germania e Austria gli chiusero le porte in faccia. Fu un errore: tanti bravi lavoratori specializzati migrarono in quei Paesi, e ora sarà difficile fargli cambiare rotta. E' probabile che dei milioni di giovani dell'Est, solo una piccola parte andrà in Germania. E comunque non per molto tempo. L'esempio della Gran Bretagna mostra che, dopo qualche anno, numerosi lavoratori tornano a casa, e con un bel gruzzolo, dopo aver fatto i camerieri a Londra.
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS