Un paese con l’inflazione all’8% dove si deve litigare con taxisti e balneari per liberalizzare trasporti e far pagare il giusto a chi di dovere… questa è la fotografia del rapporto annuale
Istat (1).
Non siamo nel baratro perché abbiamo scelto l’Unione europea che, per esempio sulla questione energetica, ci sta consentendo di non navigare a vista.
Un Paese povero che ha bisogno del reddito di cittadinanza per, presumibilmente, le situazioni più disperate. Un Paese che non ha giovani che vogliano lavorare con stipendi da fame stagionali che vengono loro proposti dagli operatori turistici e che, con meno giovani in assoluto, si ostina con norme restrittive che impediscono l’arrivo di migranti desiderosi di lavorare ed integrarsi.
Un Paese dove il ritardo sulle liberalizzazioni si fa sentire in modo pesante soprattutto sul mondo del lavoro, coi sindacati che continuano a proporre ulteriori ingabbiamenti salariali e di inquadramento che scoraggiano mobilità e imprenditoria.
Un Paese povero che al governo ha di tutto e di più: da chi vuole monopoli e domini di corporazione ovunque a chi timidamente “dice” di essere liberista senza mai fare nulla per metterlo in pratica.
Il punto centrale, a nostro avviso, è capire se vogliamo essere un Paese libero in economia e nei diritti o rinnovare sistemi assistenziali già giunti allo stremo e su cui, invece, lavoratori, cittadini, corporazioni di ogni tipo continuano a fare affidamento.
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