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Droga e mascherine. La criminalità dei Balcani si adatta alla situazione
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Articolo di Redazione
20 aprile 2020 16:07
 
 Una catastrofe sanitaria ed economica, per i più. Un contrattempo, ma anche una grande opportunità per chi invece vive nei bassifondi della società, mafie e criminali. È la pandemia, emergenza che sta mettendo in ginocchio Stati ed economie, ma che offre nuove possibilità di guadagno per la criminalità organizzata, anche nei Balcani. L'istantanea è stata scattata dal Belgrade Centre for Security Policy (Bcsp), uno dei più autorevoli centri di ricerca e “think tank” della regione, che ha voluto indagare l'impatto della pandemia sulla criminalità balcanica. Impatto che è stato forte, ma negativo solo in alcuni settori. Fin dai primi lockdown nell'area, i «criminali hanno infatti iniziato a cercare nuove vie per trarre vantaggio» dall'emergenza, tentando al contempo di «limitare le perdite» inevitabili, causate in particolare dalla chiusura totale dei confini, ha spiegato il Bcsp.
Perdite che sono notevoli, in particolare sul fronte del traffico di migranti, «fortemente ridotto» nelle ultime settimane. Gli "smuggler", che negli ultimi anni hanno costruito enormi fortune trasportando i disperati in fuga da guerre e povertà, sembrano essersi fermati, ha suggerito il Bcsp, parlando di un calo degli arrivi in Serbia pari all'80% nella penultima settimana di marzo, di zero ingressi irregolari in Albania, Montenegro e Macedonia, mentre solo 14 fuggiaschi sono i nuovi arrivati in Bosnia. Dati che collimano con quelli dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex), che ha osservato a marzo un crollo del 45% dei transiti lungo la Rotta balcanica.

Se i migranti e i profughi non circolano come nel recente passato, difficoltà di approvvigionamento sono segnalate anche per la droga, stupefacenti che viaggiano sugli stessi rivoli della Balkan Route, dal Medio Oriente verso l'Europa, attraverso i Balcani. Ma qui i problemi sono minori, per le mafie regionali, che dispongono «ancora di grandi quantità» di stupefacenti da distribuire attraverso i canali tradizionali.
In Montenegro, Serbia e Bosnia, ad esempio, vanno per la maggiore le consegne a domicilio, fatte in genere da ragazzini minori di 14 anni. La pandemia offre anche nuovi vantaggi: con la polizia impegnata a far rispettare il lockdown, si «aumenta la produzione di cannabis» in Albania e in Serbia, ad esempio. La domanda, nel frattempo, rimane alta, mentre i prezzi salgono. Si spiega così l'arrivo in Bosnia - e con alta probabilità anche nel resto della regione - di «cocaina di bassa qualità», mentre i depositi continuano a essere pieni di metanfetamine e marijuana.

Ma non c'è solo la droga. Indizi significativi suggeriscono infatti che «gruppi criminali stiano investendo nella produzione» di mascherine, materiale sanitario e disinfettanti, reinvestendo denaro sporco accumulato in passato vendendo armi o droga. Le vendite avvengono anche attraverso gruppi Facebook e via Viber. Grandi affari, vista l'altissima richiesta di dispositivi di protezione personale di medici e cittadini comuni. Infine c'è il web, piattaforma ideale per «truffe» di vario tipo - un business sempre più florido - perpetrate non solo nei Balcani, ma soprattutto nella più ricca Ue da malfattori balcanici, un quadro già svelato nei giorni scorsi da Europol. Ma ci si può arricchire anche predando uccelli, animali e pesci rari, mentre le forze dell'ordine sono oberate di lavoro. Accade dalla Bulgaria all'Ucraina, fino all'Europa centrale. Vittime, in questo caso, sono aquile imperiali, linci e storioni del Danubio.

(articolo di Stefano Giantin, pubblicato sul quotidiano Il Piccolo del 20/04/2020)
 
 
 
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