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Notizie Evangeliche” (NEV) di due giorni fa ha pubblicato il documento che contiene i “Dieci passi per rispettare gli obblighi dell'UE in materia di diritti umani e salvaguardare l'accesso all'asilo in Europa
”. Il testo del documento è in inglese e lo si può leggere su NEV, in calce all’articolo che presenta l’iniziativa e che qui riportiamo.
Lo firmano oltre 40 organizzazioni di diversi Paesi europei: oltre la Caritas e Amnesty International, molte associazioni per i diritti dei rifugiati dalla Romania alla Danimarca alla Norvegia, tra le quali anche la Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME) e la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).
Roma (NEV), 12 novembre 2024 – Rispettare pienamente il diritto d’asilo, no all’esternalizzazione delle frontiere. E’ un messaggio chiaro quello che arriva da oltre quaranta tra associazioni, ONG, realtà della società civile di tutta Europa impegnate per i diritti delle persone migranti, diretto alle istituzioni comunitarie. Il documento, pubblicato oggi, 12 novembre, è stato sottoscritto tra gli altri anche dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e dalla Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME).
Le organizzazioni invitano la Commissione europea, il Parlamento europeo, il Consiglio e gli Stati membri a livello nazionale “a rispettare i loro obblighi ai sensi del diritto dell’UE e del diritto internazionale e a respingere con fermezza qualsiasi tentativo di indebolire la protezione dei richiedenti asilo alle frontiere dell’UE e all’interno di esse, nonché nella cooperazione con i Paesi terzi in materia di asilo e migrazione”. Questo significa anche dire no a “qualsiasi proposta di revisione o indebolimento dei criteri di sicurezza previsti dal concetto di ‘Paese terzo sicuro’ nel regolamento sulle procedure d’asilo; l’abbandono di qualsiasi piano di esternalizzazione della protezione dei rifugiati, laddove questi aumentino le barriere all’accesso all’asilo; il rifiuto di iniziative dannose come l’accordo Italia-Albania, prima che le conseguenze sui diritti umani diventino ancora più gravi”.
Dunque l’opposizione della società civile riguarda anche le recenti strategie mese in campo dal governo guidato da Giorgia Meloni, e in particolare quanto sta accadendo ai migranti che vengono trasferiti in Albania e fino a oggi tutti riportati in Italia.
Le realtà che hanno firmato l’appello chiedono invece “all’UE e ai suoi Stati membri di investire in sistemi di asilo sostenibili, umani e ben funzionanti”, attraverso dieci passi o strategie in materia di migrazioni.
“L’esternalizzazione delle procedure di asilo o di rimpatrio – si legge nel documento – comporta gravi rischi per i diritti umani. Ogni iniziativa di questo tipo che è stata messa in atto ha portato a violazioni dei diritti umani, anche per quanto riguarda il respingimento, la detenzione arbitraria, la negazione del diritto all’asilo e all’assistenza legale, la mancata identificazione delle vulnerabilità, il mancato rispetto degli standard legali e di accoglienza chiaramente previsti dal diritto dell’UE. Questi schemi, inoltre, hanno avuto un impatto rovinoso sull’amministrazione e sui costi dei sistemi di asilo e sul sistema internazionale di protezione dei rifugiati, e pongono rischi significativi per l’autonomia e la credibilità dell’UE nella sua azione esterna. L’UE dovrebbe investire in modelli per gestire in modo umano gli spostamenti forzati e i movimenti irregolari. Invece di perseguire l’obiettivo di trasferire le responsabilità della protezione dei rifugiati ad altri Paesi, questi modelli devono avere al centro il raggiungimento di una migliore protezione per coloro che ne hanno bisogno e l’adempimento degli obblighi dell’UE e dei diritti umani internazionali”.
Inoltre, continua il testo firmato dalle associazioni europee, “Chiediamo all’UE e ai suoi Stati membri di: Rispettare gli obblighi dell’UE e del diritto internazionale per garantire l’accesso all’asilo territoriale nell’UE e rispettare il principio di non respingimento; fornire percorsi regolari di migrazione non può mai sostituire l’accesso all’asilo territoriale. In conformità con il principio di non respingimento nel diritto dei rifugiati e dei diritti umani, gli Stati non possono rimpatriare le persone in luoghi in cui sarebbero a rischio significativo di gravi violazioni dei diritti umani. Le iniziative e gli sforzi per fornire percorsi alternativi e “rotte sicure” non dovrebbero mai essere usati come pretesto per giustificare la limitazione del diritto di chiedere asilo alla frontiera o l’imposizione di restrizioni all’ammissibilità, tra cui l’impedimento o il ritardo dell’accesso al territorio”.
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