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Immigrazione. Mancato recepimento Direttiva rimpatri ed esecuzione penale delle condanne per i reati ex art. 14, comma 5 ter e quater
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Articolo di Emmanuela Bertucci
24 marzo 2011 18:07
 
Il mancato recepimento in Italia della Direttiva rimpatri, e la perdurante inerzia legislativa italiana stanno causando grande confusione e disparita’ di trattamento a seconda del luogo in cui ci si trova o a seconda del “momento” storico in cui gli stranieri sono stati espulsi, o arresti per non aver ottemperato all’espulsione, o ancora processati per questi reati. Tutta colpa dell’ostinazione governativa a non voler modificare il testo unico in materia di immigrazione nel senso indicato dalla direttiva, in attesa di trovare un modo per salvare capra e cavoli, dove la capra e’ la faccia davanti alla Unione europea, i cavoli sono la “liberta’”, che il governo italiano vorrebbe -illegittimamente- mantenere, di perseguire penalmente i clandestini.
La conseguenza di questo atteggiamento e’ stato inizialmente il caos, che via via e’ stato gestito in modo piu’ o meno sistematico dalle Procure della Repubblica e dai tribunali. Dopo una prima fase, pare ormai essersi assestato l’orientamento secondo il quale a seguito dello scadere del termine per il recepimento della direttiva, le norme italiane in tema di arresto per mancata ottemperanza all’espulsione vengono disapplicate dai giudici. Ci siamo gia’ occupati del tema in un articolo precedente, cui rimandiamo per le considerazioni generali sul rapporto fra direttiva e normativa italiana.
I giudici (sia penali che amministrativi) stanno faticosamente –caso per caso- cercando una soluzione a quest’inerzia nel decidere i casi pendenti innanzi a loro e applicano le norme, sia italiane che comunitarie; ma resta un “vuoto”, a quanto ci risulta finora non affrontato dalla giurisprudenza, relativo alla situazione di chi, gia’ condannato per i reati di cui all’art. 14, 5 ter e quater, oggi sta scontando in carcere una condanna per questi reati.
Lo spunto viene da una conversazione con una volontaria di un’associazione che opera nelle carceri italiane, che ieri mi ha telefonato per chiedermi dei chiarimenti.
D: Qui in carcere ci sono tantissimi stranieri che stanno scontando una condanna penale per l’art. 14 5 ter e quater. Le condanne sono avvenute alcune nel 2009, altre nel 2006, sono vecchie, ma ora c’e’ la direttiva rimpatri, e quello non e’ piu’ reato. Perche’ queste persone sono in carcere? Perche’ continuano ad essere eseguiti ordini di carcerazione? Forse i pm non sanno della direttiva?
R: Si’, lo sanno, ma formalmente non possono non procedere all’esecuzione di un ordine di carcerazione, perche’ c’e’ una sentenza di condanna, e poi la norma e’ ancora in vigore in Italia.
D: Ma se i termini per l’attuazione della direttiva sono gia’ scaduti e l’Italia verra’ sanzionata per questo!!! Ma scusi, la direttiva non e’ stata recepita dall’Italia, l’Italia e’ in torto, questi reati non esistono piu’…
R: Ma quelle persone sono gia’ state giudicate e le sentenze sono definitive.
D: E quindi cosa dovrebbe accadere per fare uscire queste persone?
R: Ci dovrebbe essere una abrogazione espressa del reato, che non c’e’. O una pronuncia della Corte costituzionale sulla illegittimita’ della norma, che non c’e’, o per lo meno ancora non c’e’.
D: E quando e se ci sara’, cosa accadra’?
R: Che non si potra’ piu’ essere condannati e detenuti per questi fatti, che non saranno piu’ considerati dalla legge come reati.
D: E chi e’ gia’ stato condannato?
R: Potra’ chiedere la revoca delle sentenze di condanna passate.
D: E quando accadra’?
R: Non si sa, potrebbe non accadere, o accadere fra mesi.
D: Fra mesi????? Ma nel frattempo queste persone avranno gia’ finito di scontare una pena per un reato che non sara’ piu’ reato!
R: Si’, e’ cosi’.
D: Questa e’ follia. E’ ingiusto! E la Corte di giustizia dell’Unione Europea nel frattempo non fa nulla?
R: Diversi giudici penali italiani si sono rivolti alla Corte di giustizia ponendo una questione pregiudiziale sull’interpretazione della Direttiva. Se la Corte si pronuncera’ nel senso della illegittimita’ della norma, si potrebbero aprire scenari di abrogazione della stessa (foss’anche implicita), di dichiarazione di illegittimita’ costituzionale della norma e, sotto un profilo penalistico, si potrebbe poi chiedere la revoca della sentenza di condanna. Ma chi oggi e’ in carcere per questi reati avra’ scontato una pena per un reato abrogato.

Una situazione per molti versi paradossale, per contrastare la quale abbiamo chiesto ai giudici di sospendere l’esecuzione delle condanne per i delitti di cui agli art. 14, comma 5 ter e quater, in attesa che la Corte di Giustizia prenda posizione su quanto sta accadendo in Italia.
 
 
 
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