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6 ottobre 2020 14:10 - foglima
Quel che ho letto è un saggio. L'autrice è un giovane avvocato che (cito) ha lavorato nel campo delle risorse umane "...con esperienza nel campo del diritto del lavoro, in particolare relazioni industriali e rapporti istituzionali, diritto minorile e dell’immigrazione. E' inoltre madre di un'associazione (Super minus)che si è assunta il il compito (cito) "...il duplice obiettivo di esaltare ogni forma di vulnerabilità al fine di sdoganarla e, contestualmente, di affermare e garantire a chiunque, indipendentemente dalla propria origine etnica, dalla nazione di provenienza, dal genere scelto, dall’età e da ogni altro fattore, quel “minus” di diritti fondamentali costituzionalmente ed internazionalmente affermati e non sempre garantiti".

Ma non è questo che mi ha colpito, bensì la successione delle argomentazioni;l'ordine che sottende; il rigore linguistico che rimame a presidio del ragionamento - evidentemente l'ermrneutica giuridica funziona.Tuttavia non si scrive di diritto: si scrive d'altro; tacendo un'intenzione, che ci viene rivelata proprio dalle tre citazioni che prevalgono nel primo periodo. Anzi, una di queste, la neolingua, la cui presenza costituisce l'ordito narrativo di Orwell - il personaggio di "1984" è appunto impiegato in un ministero il cui nome è un ossimoro (Ministero della verità- Miniver in neolingua), dove riscrive la storia ufficiale e, sapendo dimenticandosi di averlo saputo - anche la propria-, sostiene lo svolgersi del discorso. Ed è talmente importante per l'autrice, da conferirgli quel compito;perchè il testo orwelliano viene da sempre percepito come profetico o profetizzabile.
La seconda è fotografia che raffigura Albert Einstein - verso il quale l'autrice manifesta tutta la sua ammirazione definendolo "immenso" (per che cosa? La relatività speciale?per non aver mai digerito la fisica dei quanti? O per le estemporanee enunciazioni sulla compassione verso tutte le creature?
L'ultima è la più imbarazzate,e costituisce l'incipit di un lavoro di valore: una proposizione - sicuramente un'estrapolazione- scelta probabilmente per motivi differenti, che ora non è utile esaminare. Che i pensieri muoiano appena diventano parole,non è né bello, né condivisibile.Anzi, è una catastrofe: contrasta con tutto quello che l'autrice ha scritto. Arthur Schopenhauer, è un filosofo, e i filosofi sono difficili da capire: alcuni sono citabili rischiando il fraintendimento; altri non lo sono. Chiamarli a sostegno delle proprie ottime intenzioni può essere pericoloso, ma non per il citante, quanto per il filosofo stesso: principalmente quando chi ricorre alla citazione, o scrive un lungo saggio linguistica giuridica, sa già che vi sono due o tre cose cui credere perché "a priori straordinariamente giuste
19 giugno 2020 8:29 - annapaola
Grazie di questa interessante disamina. In effetti, questi termini finiscono col sovrapporsi, anche per responsabilità delle Agenzie internazionali che ne danno definizioni differenti.
Comunque ci rifletterò ulteriormente almeno per fare un po' di ordine nel mio cervello.
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