Quel che ho letto è un saggio. L'autrice è un giovane
avvocato che (cito) ha lavorato nel campo delle risorse
umane "...con esperienza nel campo del diritto del lavoro,
in particolare relazioni industriali e rapporti
istituzionali, diritto minorile e dell’immigrazione. E'
inoltre madre di un'associazione (Super minus)che si è
assunta il il compito (cito) "...il duplice obiettivo di
esaltare ogni forma di vulnerabilità al fine di sdoganarla
e, contestualmente, di affermare e garantire a chiunque,
indipendentemente dalla propria origine etnica, dalla
nazione di provenienza, dal genere scelto, dall’età e da
ogni altro fattore, quel “minus” di diritti fondamentali
costituzionalmente ed internazionalmente affermati e non
sempre garantiti".
Ma non è questo che mi ha colpito, bensì la successione
delle argomentazioni;l'ordine che sottende; il rigore
linguistico che rimame a presidio del ragionamento -
evidentemente l'ermrneutica giuridica funziona.Tuttavia non
si scrive di diritto: si scrive d'altro; tacendo
un'intenzione, che ci viene rivelata proprio dalle tre
citazioni che prevalgono nel primo periodo. Anzi, una di
queste, la neolingua, la cui presenza costituisce l'ordito
narrativo di Orwell - il personaggio di "1984" è appunto
impiegato in un ministero il cui nome è un ossimoro
(Ministero della verità- Miniver in neolingua), dove
riscrive la storia ufficiale e, sapendo dimenticandosi di
averlo saputo - anche la propria-, sostiene lo svolgersi del
discorso. Ed è talmente importante per l'autrice, da
conferirgli quel compito;perchè il testo orwelliano viene
da sempre percepito come profetico o profetizzabile.
La seconda è fotografia che raffigura Albert Einstein -
verso il quale l'autrice manifesta tutta la sua ammirazione
definendolo "immenso" (per che cosa? La relatività
speciale?per non aver mai digerito la fisica dei quanti? O
per le estemporanee enunciazioni sulla compassione verso
tutte le creature?
L'ultima è la più imbarazzate,e costituisce l'incipit di
un lavoro di valore: una proposizione - sicuramente
un'estrapolazione- scelta probabilmente per motivi
differenti, che ora non è utile esaminare. Che i pensieri
muoiano appena diventano parole,non è né bello, né
condivisibile.Anzi, è una catastrofe: contrasta con tutto
quello che l'autrice ha scritto. Arthur Schopenhauer, è un
filosofo, e i filosofi sono difficili da capire: alcuni sono
citabili rischiando il fraintendimento; altri non lo sono.
Chiamarli a sostegno delle proprie ottime intenzioni può
essere pericoloso, ma non per il citante, quanto per il
filosofo stesso: principalmente quando chi ricorre alla
citazione, o scrive un lungo saggio linguistica giuridica,
sa già che vi sono due o tre cose cui credere perché "a
priori straordinariamente giuste
19 giugno 2020 8:29 - annapaola
Grazie di questa interessante disamina. In effetti, questi
termini finiscono col sovrapporsi, anche per responsabilità
delle Agenzie internazionali che ne danno definizioni
differenti.
Comunque ci rifletterò ulteriormente almeno per fare un po'
di ordine nel mio cervello.