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Paralimpiade. Il team dei rifugiati è un inno d'inclusione
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Articolo di Redazione
28 agosto 2024 10:20
 
 "Quante volte, visitando i campi, mi fanno incontrare rifugiati con gravi disabilità. Mi è capitato a luglio in Ucraina, in Pakistan, in Sudan, anche questo lasciano le guerre: incontro le persone con disabilità non negli stadi scintillanti ma laddove la vita è fatica di vivere", esordisce Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per irifugiati dal 2016. E la sua voce si incrina e quasi si nasconde in un angolo del cuore.
Anche alla Paralimpiade sarà presente il Team del rifugiati, otto atleti che sfilano con la bandiera del Cio. Erano due quando la squadra fu lanciata nel 2016: «Ricevetti una telefonata del presidente Bach e dissi sì subito, nel 2016 arrivavano quelle infinite carovane umane dalla Siria... Unire irifugiati nello sport significa dar loro la possibilità di competere, di avere aspirazioni e desideri, sognare di vincere e perdere. È un progetto che parla di normalità - lo sport li aiuta -, di inclusione, ancora più significativa nelle Paralimpiadi».
Nel mondo i rifugiati sono 120 milioni, di cui 18 milioni con varie forme di disabilità, e l'80% di loro vive in Paesi con poche risorse: «Gareggiare è qualcosa che attiene alla dignità umana, cioè lo scopo del nostro lavoro». Che è stato riconosciuto il 26 luglio, durante l'apertura dei Giochi, con l'alloro olimpico assegnato a Grandi, di ritorno questa sera a Parigi per la cerimonia: «una grande soddisfazione per me e l'UNHCR ma soprattutto il riconoscimento di un lungo lavoro che vede nello sport uno strumento sociale».
E una fonte di ispirazione: «Ricordo bene Mohammad Abbas Karimi, ex rifugiato afghano. Non ha le braccia e la sua nuotata era un inno di coraggio». Questo è lo sport: coraggio, desiderio, spazio di affermazione. «Spero in qualche medaglia da quella che è la "mia" squadra, come successo ai Giochi con il bronzo della pugile CindyNgamba. Da solo lo sport non porta pace che è un atto politico, ma senza atti politici non c'è pace». E i pensieri di Grandi, uomo di pace, sono già al prossimo uomo cui tendere la mano. 

(M.L.C. su Ilsole24Ore del 28/08/2024)
 
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