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Nuoto. A Figline-Fi un corso per le donne musulmane
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Articolo di Annapaola Laldi
18 ottobre 2024 11:08
 
 Plaudo all’iniziativa presa a Figline Valdarno, in provincia di Firenze, grazie alla quale il martedì mattina, per un’ora (8:30-9:30), le donne musulmane potranno fare un corso di nuoto senza alcuna presenza maschile. La Uisp (Unione Italiana Sport Per tutti) ha semplicemente accolto le richieste di alcune donne islamiche che desideravano svolgere attività in acqua rispettando le regole della loro religione, e a questo scopo ha preparato e assunto appositamente una istruttrice. Secondo questa associazione, l’iniziativa “rispecchia i valori Uisp, che parlano di inclusione, integrazione e di parità di opportunità nel nome e attraverso lo sport”, come si legge su Valdarnopost .

Ma Uisp e il sindaco di Figline e Incisa Valdarno stanno ricevendo attacchi scomposti da parte di FdI e Lega che sono partiti lancia in resta contro quella che chiamano “un orribile esempio di falsa integrazione, come è immediatamente evidente dal fatto, sbandierato, che ci saranno solo istruttrici e vasche blindate”. Non solo. Essi bollano questa iniziativa come “incostituzionale e razzista”, e a questo proposito viene da dire: da che pulpito viene la predica!

Infatti, per quanto riguarda il rispetto della Costituzione questa destra sta facendo di tutto per stravolgerla, dopoché – è bene ricordarlo – i loro ministri e sottosegretari, a cominciare dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, hanno giurato di osservarla.

E, per quanto riguarda il razzismo … beh, francamente, loro ne sono maestri; basti pensare alla chiusura spietata contro il riconoscimento della cittadinanza italiana ai figli di immigrati, nati qui o arrivati in tenera età, che studiano qui, fanno sport qui, e si sentono semplicemente italiani. E invece nossignori. Un no grande come un grattacielo anche alla pur mite proposta del loro collega di governo Antonio Tajani di Forza Italia. (Vedremo cosa succederà col referendum sulla cittadinanza promosso da +Europa che mira a ridurre da 10 a 5 gli anni necessari a chiedere la cittadinanza italiana, il quale ha raggiunto in pochi giorni 637.487 firme per la sua presentazione alla Corte di Cassazione).

Tornando al corso di nuoto di Figline, bisogna aggiungere che esso è condiviso totalmente dal sindaco di Figline e Incisa Valdarno, Valerio Pianigiani, che alle  accuse di cui sopra risponde così: : «Questa iniziativa non limita i diritti di nessuno, anzi li amplia, perché mira a coinvolgere anche chi altrimenti resterebbe ai margini. Qui l'integrazione non è una parola vuota, ma un impegno concreto. Organizzare un corso con istruttrici femminili e riservare la piscina una volta alla settimana nel primo mattino è una scelta che rispetta la loro cultura senza togliere nulla agli altri cittadini».

Voglio sottolineare quel “mira a coinvolgere anche chi altrimenti resterebbe ai margini”. Ecco la vera emarginazione! Quella  di non permettere a dei gruppi, che vivono e lavorano qui in Italia, di usufruire di servizi normalissimi, come fare nuoto, perché, nel caso specifico, la loro religione prescrive un costume particolare, il cosiddetto burkini che lascia scoperti solo volto, mani e piedi ed è fatto, peraltro, di un tessuto in microfibra come qualunque altro costume da bagno.

Due ultime considerazioni: sull’appartenenza islamica e sull’integrazione.
Dobbiamo smettere di pensare che la religione islamica con le sue regole fondamentali sia appannaggio di chi viene dall’estero. Ci sono ormai diverse persone italiane secondo lo jus sanguinis tanto celebrato dalla destra, che si sono convertite all’islamismo. Si parla di un numero che oscilla fra le 50mila e 70mila; poche, ma ci sono!
Per quanto riguarda l’integrazione (che è ben diversa dall’assimilazione), essa, a mio avviso, richiede del tempo e soprattutto è facilitata dal fatto di sentirsi accolti per come si è. Se si guarda una donna col velo in modo ostile, essa si aggrapperà ancora di più a quel velo, che sentirà come una difesa dall’ostilità che la circonda; se, invece, le si rivolge uno sguardo di simpatia, essa si sentirà rassicurata; non lascerà il velo, ma comincerà a rapportarsi con fiducia con le persone che si vestono in modo diverso dal suo. Perché il fatto è che  siamo tutti diversi, gli uni agli occhi degli altri. Se ce ne rendiamo conto, forse, diremo meno banalità e soprattutto daremo un contributo positivo al miglioramento della convivenza civile, di cui abbiamo tutti quanti un enorme bisogno.


 
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