La recente introduzione del reato di clandestinita', oltre a sanzionare penalmente uno status piuttosto che un comportamento (la fattispecie di reato e' 'essere', non 'fare'), provochera' un ulteriore incremento dell'odiosa pratica che va sotto il nome di 'racial profiling'. Il 'racial profiling' e' la modalita' con cui le istituzioni (in particolare le forze dell'ordine) individuano le persone da fermare, ispezionare, controllare. Brutalmente, per un nero sono molto piu' alte le probabilita' di essere fermato per un controllo dei documenti, rispetto a un bianco. Risultato: a parita' di infrazioni o reati commessi, il nero avra' maggiori possibilita' di essere multato o di finire in carcere. Le carceri, dunque, si riempiono di immigrati, condannati non solo alle pene detentive, ma anche all'immobilita' sociale una volta usciti. Si va cosi' ad alimentare una situazione che in molti Paesi e' divenuta insostenibile, ossia la creazione di veri e propri ghetti sociali (gli afro-americani nei centri urbani degli Stati Uniti, i francesi di discendenza araba nelle periferie francesi, etc.).
Purtroppo, se negli Usa e in Francia questa pratica e' effettivamente vietata dalla legge e vi sono periodici controlli e studi in merito, l'Italia consente alla pubblica autorita' (polizia giudiziaria, polizia amministrativa, e dunque stradale ecc...) di procedere liberalmente "all'esercizio delle proprie funzioni". Se quindi in altri Paesi viene controllato l'operato delle forze dell'ordine per limitare questa forma di discriminazione istituzionale basata sulla razza e l'etnia, in Italia e' ormai prassi quotidiana che questure e prefetture rilascino esaltanti comunicati stampa sui risultati di controlli di polizia mirati esclusivamente agli immigrati. In altre parole, in Italia il racial profiling e' prassi accettata e spesso anche elogiata. Ma e' e rimane una intollerabile forma di razzismo, con l'aggravante della sua istituzionalizzazione.
E' indispensabile agire per contrastare questa pratica, sia perche' incivile e profondamente ingiusta, sia perche' e' un insormontabile ostacolo all'integrazione e negli anni provochera' enormi conflitti sociali.
Alla ripresa delle attivita' parlamentari, rivolgero' una interrogazione parlamentare al ministro dell'Interno con due semplici domande: quale percentuale di controlli di polizia riguarda persone non bianche? Quale percentuale di persone non bianche sottoposte a controlli di polizia e' stata individuata sulla base di criteri diversi dall'apparenza fisica?