L'adozione di azioni personalizzate nel breve e lungo periodo che tengano sempre in considerazione 'l'interesse superiore del minore'. E' questa una delle priorita' raccomandate per la protezione dei minori stranieri non accompagnati dall'Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati (Unhcr) che, oggi a Roma, ha presentato le conclusioni del progetto 'Protecting children on the move', dislocato a Patrasso, Roma e Calais dall'agosto 2011 al luglio 2012 in collaborazione con il ministero della Salute greco, il Ministero dell'Interno, Dipartimento per le Liberta' Civili e Immigrazione in Italia, il Conseil General du Pas-de-Calais in Francia e con le Ong Praksis, Save The Children Italia e France Terre d'Asile.
Il progetto ha coinvolto 1.217 minori stranieri non accompagnati (456 a Patrasso, 572 a Roma, 189 a Calais), prevalentemente di origine afghana, e di un'eta' compresa tra i 15 e i 18. A loro sono stati forniti assistenza materiale e sanitaria, assistenza e supporto legale, comunicazione con le proprie famiglie e attivita' ricreative. Si e' trattato, in grandissima parte, di minori in transito, diretti soprattutto nel Nord dell'Europa.
'Il 92% dei minori assistiti ha dichiarato la volonta' di continuare il proprio viaggio, anche in maniera irregolare', ha spiegato Beat Schuler, rappresentante dell'Unhcr per il Sud Europa, sottolineando come cio' dipenda da due fattori: 'La pressione delle famiglie nei Paesi di origine o destinazione, l'influenza esercitata dalle condizioni ambientali' riscontrate dal minore nei Paesi esaminati.
A livello Ue infine, l'Unhcr sottolinea l'opportunita' di 'allargare la definizione di nucleo familiare' ad altri soggetti oltre al padre e alla madre del minore, come previsto dal Regolamento Dublino II in vigore. Che, cosi' interpretato, costituisce un ulteriore ostacolo al ricongiungimento familiare del minore straniero in transito.