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 ITALIA - ITALIA - Poste vende case solo a italiani. Tribunale: bando da rifare
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Notizia 
18 agosto 2011 20:16
 
  Immobili di Poste italiane in vendita, tutto da rifare. Ai bandi devono poter partecipare anche i cittadini stranieri. E' quanto ha stabilito oggi il tribunale di Brescia decretando che il bando di vendita di alloggi di proprieta' di Poste Italiane - 22 tra Brescia, Novara, Vercelli, Catanzaro, Bologna, Milano, Ferrara, Verona - che inseriva tra i requisiti la cittadinanza italiana e' discriminatorio e deve essere riaperto e modificato. Il pronunciamento del giudice e' frutto del ricorso presentato a meta' luglio da Fondazione Piccini, Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione e Camera del Lavoro di Brescia, che nelle scorse settimane avevano gia' chiesto a Poste Italiane un cambio di rotta. Sul caso si era espresso anche l'Unar. Ma l'azienda aveva ribadito che "il programma di vendita degli alloggi aziendali e' disciplinato dalla Legge 24 dicembre 1993, n560 e tra i requisti c'e' anche quello della cittadinanza".
Oggi, invece, fa sapere la Camera del lavoro in una nota, il dietrofront: "Ll'avvocato di Poste Italiane ha ammesso in udienza l'errore dei termini di predisposizione del bando. Il giudice, oltre a stabilire la riapertura del bando, ha anche imposto che le assegnazioni di alloggi gia' fatte debbano essere revocate e riaperte senza includere i requisiti discriminatori". Secondo il segretario provinciale della Cgil bresciana Damiano Galletti "oggi viene riconosciuto il fondamentale principio di parita' tra italiani e stranieri, che trova solido fondamento nell'articolo 3 della Costituzione e che viene ripreso da diversi articoli dello stesso Testo Unico sull'Immigrazione nei quali si vieta in modo esplicito ogni forma di differenziazione. Un principio di non discriminazione che vale non solo per gli enti pubblici ma anche per le aziende private. Suscita perplessita' il fatto che, nonostante i richiami fatti prima dalle associazioni e poi dallo stesso UNAR, Poste Italiane abbia riconosciuto l'errore solo in sede processuale".
 
 
 
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