testata ADUC
 ITALIA - ITALIA - Italia. Rapporto Caritas: 20mila gli infermieri stranieri
Scarica e stampa il PDF
Notizia 
2 luglio 2006 0:00
 
Il sistema sanitario italiano: molti medici e pochi infermieri. E fra questi ultimi, circa 20 mila sono cittadini extracomunitari inseriti nelle strutture pubbliche e private italiane. Nel solo 2004, nel settore sanitario privato, sono state registrate 13.000 assunzioni di infermieri e altri operatori sanitari extracomunitari, mentre per il 2005 il fabbisogno stimato e' di 30.000 unita'. Lo rileva un'indagine resa nota recentemente a Palermo nel corso di un incontro organizzato dalla Societa' Italiana di Medicina delle Migrazioni, che ha curato la ricerca insieme all'equipe del Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes.
In Italia, a differenza degli altri paesi industrializzati, i medici (354.000) sono piu' numerosi degli infermieri (342.000). Attualmente, le carenze di infermieri sono ogni anno di 5-7 mila unita' e quella complessiva e' di 99.000 unita'."Gli immigrati in Italia sono circa un quarto dei nuovi assunti in Italia -rileva l'indagine- e hanno una particolare rilevanza in diversi settori, a partire da quello dell'assistenza alle nostre famiglie e ai nostri anziani".
In Italia, ricorda la Caritas, vi e' un medico ogni 165 abitanti, per cui, l'incidenza percentuale e' dello 0,60 e quella per mille abitanti del 6,0%. Ad essi si aggiungono i 51.975 odontoiatri, uno ogni 1.124 residenti. I medici di medicina generali impiegati nelle Ausl sono 47.11, di cui 39.493 con indennita' di piena disponibilita'. Solo in alcune specializzazioni si registra una carenza di addetti (anestesia, radiodiagnostica e radioterapia).
Secondo l'Ipasvi-Federazione Nazionale dei Collegi di Infermieri Professionali, Assistenti Sanitari e Vigilatrici d'Infanzia (2006), gli infermieri professionali attivi sono in totale 342.000, il 70% all'interno del Sistema Sanitario Nazionale, il 20% presso strutture private e il 10% come liberi professionisti. Pertanto, gli infermieri sono uno ogni 171 abitanti: la loro incidenza percentuale e' dello 0,58 per cento e del 5,8 ogni mille residenti.
Nel periodo 2002-2003, secondo un confronto internazionale dall'Ocse, la media in Italia e' stata di 5,4 infermieri ogni mille abitanti, un'incidenza molto piu' bassa rispetto alla media auspicata per i paesi industrializzati (6,9 per mille) e a quella riscontrata negli altri paesi dell'Unione Europea (Francia 7,3 per mille, Regno Unito 9,1 per mille, Germania 9,7 per mille, Olanda 12,8 per mille, Irlanda 14,8 per mille) o nei paesi comunque dell'area dell'Ocse (Stati Uniti 7,9 per mille, Canada 9,8 per mille, Svizzera 10,7 per mille).
E' in un contesto cosi' deficitario che gli infermieri stranieri stanno conoscendo un aumento rilevante e sono passati negli ospedali da 2.612 nel 2002 a 6.730 nel 2005, cosi' ripartiti per continenti di provenienza: europei 69% (dei quali il 30% neo comunitari e la restante quota di paesi non appartenenti all'Ue), americani (12,5%, per la maggior parte provenienti dal Sud America), asiatici (12,2%), africani (6,6%) e immigrati dall'Oceania (0,4%). Tutte le provenienze sono aumentate numericamente e in particolare l'Europa (da 1.837 a 4.605 infermieri), mentre in termini percentuali gli europei sono stabili, gli africani in diminuzione e gli asiatici in aumento. Tra i paesi piu' rappresentati vanno annoverati la Romania, la Polonia, la Romania e la Bulgaria in Europa, il Peru', la Colombia, il Brasile in America Latina, la Tunisia in Africa, l'India in Asia.
Se si vuole una stima della presenza complessiva, bisogna tenere conto che l'Ipasvi parla di 20.000 infermieri professionali stranieri operanti in Italia non solo nelle corsie di ospedali ma anche negli ospizi e nelle case di cura: e' proprio dalle cliniche private, dalle case di riposo e dagli istituti per anziani e disabili non autosufficienti che provengono le maggiori richieste di assunzione.
L'inserimento dall'estero ha riguardato anche il settore ospedaliero privato, dove nel 2001-2004 si sono inseriti 700 infermieri europei e 250 tunisini (dati Aiop). Va anzi aggiunto che il settore privato e' piu' libero nel rispondere nel soddisfare il fabbisogno di infermieri, mentre in quello pubblico il turn over dei pensionati e' stato consentito solo nel 50% dei casi.
Tuttavia i laureati in scienze infermieristiche, sono pochi. Diversi i motivi di questa disaffezione, spiegano gli autori della ricerca. Innanzitutto "la sostituzione delle scuole regionali per infermieri professionali (gratuite) con gli onerosi corsi di laurea in scienze infermieristiche, l'inadeguatezza dello stipendio, il mancato riconoscimento del prestigio sociale e l'impegnativo percorso formativo richiesto. A questo riguardo va considerato che dopo il diploma di istruzione secondaria bisogna conseguire una laurea triennale, da completare con un periodo di tirocinio, durante il quale la retribuzione e' di 486,58 euro mensili (Fonte: Rapporto Isfol 2005)".
Per quanto riguarda i medici stranieri in Italia sono 12.527 (dato del 2004), di cui le donne sono il 37% donne e gli odontoiatri il 10,3%: la classe di eta' piu' rappresentata e' quella che va dai 41 ai 50 anni, mentre gli ultrasettantenni maschi sono 514 e le femmine 112 (www.assimedici.it). Il loro numero tende ad aumentare in misura minore rispetto a quello degli infermieri e, inoltre, sempre a differenza di quanto avviene tra gli infermieri, e' composto in larga misura da comunitari o da persone provenienti da paesi a sviluppo avanzato.
La meta' dei medici stranieri registrati all'Ordine si concentra in 4 regioni: Lazio e Lombardia con poco piu' di 2.000 medici, seguite da Veneto ed Emilia Romagna con poco piu' di 1.200. A livello di capoluoghi Roma e Milano guidano la graduatoria e hanno rispettivamente 1.855 e 1.035 medici. Non solo.Un medico straniero su due proviene dall'Europa (47,8%), con una preponderanza di medici di origine comunitaria e neocomunitaria (30,6%). Seguono nella graduatoria i medici provenienti dall'America (20,1%), dall'Asia (18,6%) e dall'Africa (12,7%). Disaggregando i dati a livello di nazioni di provenienza, guidano la classifica la Germania (1.034), seguita dalla Svizzera (760), Iran (713), Francia (649), Grecia (646) e Stati Uniti (602).
In minor numero, ma con piu' di 500 presenze, sono i medici venezuelani e argentini, mentre coloro che provengono dall'ex Jugoslavia e dalla Romania sono rispettivamente 437 e 389.
L'apporto che gli infermieri stanno assicurando nel settore infermieristico, rileva quindi la Caritas, mostra che l'immigrazione, anche se spesso inquadrata sotto un'ottica negativa, e' un utile strumento di risposta ai bisogni della societa' italiana.
L'invecchiamento della popolazione per effetto della riduzione della mortalita' in eta' avanzata sta causando un forte aumento della popolazione anziana bisognosa di assistenza, sia a livello clinico/terapeutico che domiciliare, e cio' lascia presagire, a fronte di questi accresciuti bisogni, aumentera' notevolmente anche la presenza di infermieri stranieri.
L'apporto che essi danno, prosegue la Caritas, e' costellato da sforzi e rinunce non indifferenti: oltre ad accettare incarichi generici pur essendo non di rado specializzati, questi operatori si sottopongono a sforzi notevoli per imparare la lingua e la legislazione italiana, per abituarsi ai nostri costumi, per renderci soddisfatti affinche' il loro posto di lavoro sia il piu' duraturo possibile. Non sempre, per lo stesso lavoro, ricevono quanto ricevono gli italiani e, tuttavia, percepiscono di piu' di quanto avevano in patria per mansioni superiori e con l'invio dei loro risparmi sono di sostegno al benessere delle proprie famiglie e allo sviluppo dei loro paesi.
L'immigrazione, considerata nei suoi aspetti strutturali, fa pensare all'ineguale distribuzione della ricchezza nel mondo, all'emigrazione che e' spesso piu' una costrizione che una scelta, alle condizioni difficili di vita in terra straniera non solo materiale ma anche per lo scarso calore dell'accoglienza.
L'immigrazione, esaminata nei suoi risvolti sanitari, mostra che il fabbisogno della societa' di accoglienza si incrocia fruttuosamente con le potenzialita' dei nuovi venuti. Siamo, cosi', indotti a prendere coscienza dell'apporto che assicurano gli infermieri stranieri per il ristabilimento della nostra salute e anche a ripensare in maniera aperta il nostro sistema, nel quale anche per quanto riguarda gli immigrati devono essere soppresse le barriere, trattandosi di un bene fondamentale.
Secondo Salvatore Geraci, presidente della Societa' Italiana di Medicina delle Migrazioni, "reciprocita' e' la parola chiave del futuro della medicina e dell'infermieristica in Italia, un settore che, inquadrato in un'ottica transculturale, consente di rendere anche gli immigrati protagonisti e beneficiari dei percorsi assistenziali.
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS