Gli afghani che vivono attorno alla stazione Ostiense di Roma senza aver ottenuto il diritto d'asilo, si trovano in questa condizione perche' 'indisponibili a rimanere e farsi identificare nei paesi europei dai quali sono entrati nell'Ue'. E' quanto afferma il capo del Dipartimento delle liberta' civili e immigrazione del Viminale, prefetto
Mario Morcone, in merito alla vicenda riportata da 'Repubblica.it' dei cittadini afghani che vivono in una baraccopoli a Roma.
Secondo il quotidiano on line, i circa 150 afghani 'sono le prime vittime di un corto circuito tra il fenomeno planetario delle migrazioni e l'angusta politica del governo italiano, in evidente rotta di collisione con le direttive europee e la Costituzione italiana'. Secondo Morcone, pero', non e' cosi': 'il Trattato di Dublino e' una regola comune che, peraltro, penalizza il nostro paese - dice il prefetto - ma e' approvato dall'Unione europea e, come tale, dobbiamo rispettarlo'. Ed e' proprio il Trattato di Dublino, prosegue Morcone, che stabilisce che gli immigrati, di qualsiasi nazionalita', debbano farsi riconoscere e presentare la richiesta d'asilo nel paese dove hanno fatto il loro ingresso nella comunita' europea.
Il capo del Dipartimento dell'immigrazione rivolge poi una critica alla portavoce dell'Unhcr in Italia, Laura Boldrini, per quanto sostenuto nell'articolo sia sull'accoglienza sia sul diritto d'asilo. 'Il ministero dell'Interno ha dato la propria disponibilita' nel proprio centro di Castelnuovo di Porto (Roma) per tutti coloro che accettano di essere accolti - afferma - e mi dispiace che e' proprio una persona che stimo e ho sostenuto anche in momenti difficili a cominciare a dire, su questi temi, cose non vere'. In Italia infatti, prosegue, 'e' garantito il diritto d'asilo, con una legislazione e con standard tra i piu' alti d'Europa. Ma non solo, visto che e' garantita anche l'effettivita' del ricorso davanti al giudice ordinario, avverso alla valutazione negativa della commissione ministeriale'.
Dunque, conclude Morcone, 'spero davvero che la serieta' e la credibilita' di un'istituzione che ammiro e sostengo come l'Unhcr, non consenta ai propri rappresentanti di 'mettere i piedi nel piatto della politica nazionale', indebolendo cosi' la propria autorevolezza e indipendenza'.