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 ITALIA - ITALIA - Avvenire lancia il sospetto: troppi figli maschi nelle comunita' cinesi. Sidip: non sanno di cosa parlano
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1 agosto 2008 0:00
 
Nelle comunita' di cinesi immigrati in Italia le nascite di maschi sono sproporzionate rispetto alla media, tanto da far supporre forme di selezione prenatale sul modello di quanto avviene negli Usa all'interno delle comunita' asiatiche. E' quanto risulta, in estrema sintesi, in un'ampia inchiesta pubblicata oggi dal quotidiano della Conferenza episcopale italiana "Avvenire" che racconta il 'caso' statunitense e poi propone uno studio sulle comunita' cinesi di Milano, Firenze e Prato. 
"E' accertato che in Cina la politica forzata del figlio unico, unita a una tradizione culturale che fa pre­ferire i maschi, sta producendo un forte squilibrio nel rapporto tra i sessi, facendo saltare il naturale rapporto che vede mediamente 105 neonati ogni 100 neonate", esodisce "Avvenire", sottolineando che "la possibilita' di determinare pre­cocemente il sesso e il ricorso all'a­borto sono stati individuati come fat­tori rilevanti per tali situazioni, tanto che queste pratiche sono state proi­bite (con scarsi risultati)". 
"Recente­mente negli Stati Uniti una ricerca sul censimento 2000 ha evidenziato con un notevole grado di sicurezza l'esi­stenza di pratiche selettive nelle co­munita' di origine cinese, indiana e coreana", riferisce poi il quotidiano che tratta ampiamente di quanto avviene negli States in un articolo dedicato. Su questa base il giornale "ha provato a verificare se anche in Italia si ma­nifesti una tendenza di questo tipo. Vista la ristrettezza della presenza indiana e coreana nel nostro Paese, ci si e' concentrati sulla popolazione cinese. La ricerca, di­versamente dal caso americano, si basa su dati di fonte anagrafica, necessariamente di livello locale e non na­zionale".    
"Abbiamo allora scelto tre Comuni a campione -spiega 'Avvenire'- in cui la presenza di immigrati dal gigante asiatico e' tra­dizionalmente forte: Milano, Firenze e Prato, dove ci si e' avvalsi dalla collaborazione dei rispettivi Uffici statistici.
Cio' che emerge, a fronte di numeri assoluti non parti­colarmente ampi, e' una netta sproporzione (rispetto al­la distribuzione consueta tra il resto della popolazione) a favore dei maschi nei terzogeniti.
Sia in generale, sia in particolare quando si considera il sesso dei primi due fi­gli (si veda la tabella sotto). Cio' in linea con quanto ri­scontrato negli Stati Uniti".
Questi i risultati: "Nel Comune di Milano, al 31/12/2007, tra i cinesi si contavano come residenti 5.118 figli, il cui rap­porto di mascolinita' era dell'1,12 per i primogeniti, dell'1,07 per i secondogeniti e dell'1,51 per i terzogeniti. Nel Comune di Firenze, al 31/12/2007, erano registrati 1094 figli. Il rapporto di mascolinita' dei primogeniti ri­sultava di 1,02 per i primogeniti, 1,2 per i secondogeniti e 1,33 per i terzogeniti. Se pero' consideriamo anche i figli precedenti, si vede come il tasso di mascolinita' sia fermo allo 1,07 se il primogenito e' maschio, ma salga all'1,3 se il primogenito e' femmina. Nel caso dei terzogeniti, se si vi sono due bambini il rapporto di mascolinita' del terzo e' di 1,2, ma quasi raddoppia (essendo ben al 2,13) se vi so­no due bambine. Nel Comune di Prato, al giugno 2008, il rapporto di mascolinita' dei primogeniti e dei secondo­geniti e', rispettivamente, dell'1,11 e dell'1,16, per salire all'1,32 per i terzogeniti. Controllando per il sesso del pri­mo figlio, si ha un dato di 1,35 se c'e' gia' una bambina nel nucleo familiare e, controllando per i primi due figli, di ben 1,73 se le femmine presenti sono due".
"Una spiegazione possibile -suggerisce il quotidiano- e' che il primogenito abbia di­stribuzione normale perche' le famiglie non si curano del­la lotteria genetica. Cosi' anche per il secondo nato (seb­bene si registri una leggera deviazione, che potrebbe es­sere dovuta anche a fattori casuali). Nel caso del terzoge­nito, invece, se vi sono due sorelle ad attenderlo, la per­centuale dei maschi sale a livelli che non sono spiegabili con un'oscillazione casuale.
Esattamente come e' stato documentato in America e nella stessa Cina".
Quindi "il dato dei terzogeniti resta anomalo e difficilmente spiegabile . E permane il sospetto che una parte, quand'anche ridotta, delle famiglie cinesi ricorra alla selezione prenatale dei feti", scrive "Avvenire" che interpella il demografo Gian Carlo Blangiardo, docente all'Universita' Bicocca di Milano, secondo il quale "sebbene non si abbia una prova, vi e' un'indicazione tale da lanciare un forte avvertimen­to, in modo che si possano fare ulte­riori indagini, non solo attraverso le semplici analisi statistiche".
"Si po­trebbe allora parlare -secondo il quotidiano- di 'bambine che mancano all'appello', sacrificate per la ricerca di un figlio maschio, come avviene in Cina e India? E' presto per dire una parola definitiva. Sono noti alcuni casi di 'cliniche' clandestine degli aborti nella comunita' cinese, scoperte da inchieste giudiziarie (ma sono piu' numerosi gli indagati per viola­zioni della legge 194 nelle comunita' albanese e nigeria­na). E non si puo' nemmeno escludere che alcune donne si siano rivolte a strutture pubbliche all'interno delle re­golari procedure".
"La relazione 2008 al Parlamento sull'in­terruzione di gravidanza testimonia una forte crescita del ricorso all'Ivg da parte di cittadine straniere, ma non so­no disponibili dati per singole nazionalita'. La Cina -conclude l'inchiesta di 'Avvenire'- viene ricompresa sotto la categoria Asia, che nel 2006 ha visto 4.619 aborti, su un totale di 39.436 interruzioni di gravi­danza compiute da donne non italiane (che hanno rap­presentato il 31,6% del totale delle Ivg praticate in Italia)".

"Da 20 anni a questa parte assistiamo a un 'boom' di neonati maschi. Ma in Italia non esiste alcun fenomeno di selezione sulla base del sesso: si tratta semplicemente di un controllo demografico messo giudiziosamente in atto da madre natura". Claudio Giorlandino, presidente della Societa' italiana di diagnosi prenatale e medicina materno fetale (Sidip), commenta con queste parole l'articolo pubblicato sul quotidiano 'Avvenire' secondo cui, in particolare nelle comunita' cinesi, le nascite di maschi sarebbero sproporzionate rispetto alla media, tanto da far supporre forme di selezione prenatale.  "Da quando esiste l'anagrafe - ricorda Giorlandino all'ADNKRONOS SALUTE - i maschi sono sempre risultati di piu' rispetto alle femmine, di fatto fino ai 45 anni d'eta'. Le donne, in generale, sono numericamente superiori perche' vivono di 10 anni di piu'. E tutto questo per ragioni biologiche: gli uomini sono piu' fragili, muoiono prima ed e' dunque necessario che ne nascano di piu'. Ma da 20 anni a questa parte in tutti i paesi occidentali e sovraffollati si sta assistendo a 'boom' sproporzionato di maschi: questo e' un fenomeno biologico che si osserva anche negli animali. Dove c'e' sovraffollamento nascono piu' maschi e meno femmine per una sorta di controllo demografico spontaneo: piu' maschi, meno femmine, dunque meno figli in futuro. E anche a causa dell'inquinamento gli uomini hanno meno spermatozoi 'femminili'".   
"In Cina e in India, poi - aggiunge l'esperto - visto che le femmine hanno bisogno di una dote c'e' un ricorso feroce alla diagnosi prenatale e alla 'scelta' del sesso del nascituro. In Italia c'e' stata una tendenza da parte delle comunita' cinesi di chiedere l'amniocentesi o la villocentesi senza motivo. Ma la Sidip, gia' cinque-sei anni fa, emano' una circolare a tutti i ginecologi con il divieto di eseguire queste analisi in comunita' cinesi ove non esistesse un'indicazione medica (alta eta', rischio genetico)".
"In Italia, dunque, con buona pace dell'Avvenire' - sottolinea Giorlandino - questo sistema di selezione del sesso non esiste, non c'e' un medico italiano che esegua una diagnosi prenatale se non per motivi precisi. Si possono rifiutare, poiche' non e' una pratica d'urgenza. Le societa' scientifiche hanno vietato a tutti i medici che fanno diagnosi prenatale di praticare questi esami senza un giustificato motivo e ove esista anche il piu' lontano sospetto si possono rifiutare".
Intanto in Sud America, soprattutto in Brasile, si sta diffondendo la 'gravidanza su scelta': "le donne che fanno fertilizzazione in vitro - spiega il ginecologo - scelgono sempre piu' di ricorrere alla diagnosi preimpianto e si fanno impiantare il sesso che vogliono. Anche questo, in Italia, anche se la diagnosi preimpianto e' consentita per scopi osservativi legati a possibili malattie, sarebbe impossibile".
 
 
 
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