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Visto di studio
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Lettera 
20 luglio 2016 0:00
 
Buonasera, una mia amica cittadina cubana, sposata con cittadino greco dal 2007, residente in Grecia con regolare permesso di soggiorno di lunga durata per ricongiungimento familiare, ha presentato martedì 5 luglio presso ufficio visti dell'ambasciata italiana ad Atene richiesta di rilascio visto di studio per terminare il triennio mancante di scuola tecnica commerciale (scuola superiore) dopo il biennio frequentato in Italia da pendolare. Alla richiesta (modello D) ha allegato copia del passaporto, assicurazione sanitaria, lettera di ospitalità e dichiarazione di totale mantenimento e ospitalità presso di me (ospitante), iscrizione all'istituto tecnico superiore con n. di ore settimanali del corso, titoli di studio precedenti, copia del passaporto, come previsto. Inoltre la ragazza voleva dimostrare tramite contanti l'ulteriore disponibilità economica ma questo strumento le è stato contestato, come anche la possibilità di ottenere il visto di studio per un istituto superiore.
L'ufficio non ha accettato la mia dichiarazione dei redditi a supporto della documentazione prodotta e non ha considerato ammissibile nemmeno lo strumento della eventuale fideiussione bancaria. A detta dell'ufficio l'unica soluzione per l'aspetto economico sarebbe l'estratto conto di un conto corrente presso una banca greca intestato alla richiedente (quindi nemmeno le disponibilità del coniuge). Resta comunque che l'ufficio si è detto irremovibile sull'aspetto della formazione superiore che non sia universitaria.
La richiedente ha comunque corrisposto le spese amministrative per l'avvio della pratica (50 euro, anche in questo caso discutibile la riscossione in quanto la richiedente è familiare di un cittadino comunitario) che, a detta dell'ufficio, resterà in attesa di integrazioni (ovvero altra domanda di visto, non di studio, e estratto conto corrente della richiedente) o in attesa della rinuncia della richiedente alla istanza di visto di studio per evitare diniego formale, come suggeritole dallo stesso funzionario. Il passaporto le è stato trattenuto dall'ufficio consolare. Attualmente l'unico documento in possesso della richiedente è l'adia diamonis (permesso di soggiorno greco di lungo periodo) e con sè ha la ricevuta del pagamento degli oneri amministrativi e copia della dichiarazione dei redditi dell'ospitante in Italia (io) che non è stata accettata a compendio dei documenti dall'ufficio consolare.
La normativa in materia (DM 850/11) dovrebbe essere nota ai funzionari
dell'ufficio visti del consolato italiano di Atene ma evidentemente qualcuno si crede superiore alla legge. Che fare? Attendere il diniego annunciato della pratica per poi ricorrere al Tar del Lazio (e perdere, sicuramente, almeno un anno di studio per vedersi, forse, poi riconosciuto un diritto)? Inviare all'ambasciata una lettera formale di un legale italiano a tutela dei diritti della ragazza? Ritirare la domanda di visto e rinunciare agli studi dopo il biennio già frequentato con profitto?
Luca, da Cormons (GO)

Risposta:
a nostro avviso l'ambasciata ha torto per quanto riguarda l'impossibilità di seguire corsi non universitari, mentre ha ragione sulle modalità di prova dei mezzi di sussistenza, che devono essere direttamente riferibili alla persona. Suggeriremmo quindi di integrare la documentazione con la prova relativa ai mezzi di sussistenza e fatto ciò sollecitare a mezzo raccomandata AR (non necessariamente da parte di un legale) il rilascio del visto. quanto alla possibilità e opportunità di ricorso al TAR, ha ragione, i tempi sono decisamente lunghi 8forse anche più di un solo anno accademico) quindi suggeriremmo di percorrere questa strada solo se riterrete, insieme al vostro legale, che vi siano margini per la presentazione (e accoglimento) di una domanda cautelare che autorizzi sin da subito l'ingresso. La valutazione non è semplice, poichè deve sussistere il periculum in mora, cioè il grave pregiudizio che la persona ne subirebbe.
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