testata ADUC
Traffico droghe, e non solo. Era ora, il presidente Trump ha finalmente trovato la soluzione…
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Vincenzo Donvito
26 gennaio 2017 10:35
 
 Ci voleva Donald Trump per risolvere il problema del flagello della droga. "Come ho detto più volte, in tutto il Paese cercheremo di espellere le persone cattive, i trafficanti di droga, i criminali, le gang, i membri dei cartelli. E' finita. Non potranno stare più nel nostro Paese. Noi li manderemo via velocemente". Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti in conferenza stampa, dopo aver firmato l'ordine esecutivo per l'avvio della costruzione del muro sui confini con il Messico.
Ci viene in mentre un altro presidente Usa, Richard Nixon, quello che lancio’ la cosiddetta “war on drugs” nel lontano giugno del 1971. Guerra ancora in atto, con risultati e andazzo che sta facendo discutere molto sui suoi benefici e -soprattutto- sui peggioramenti sanitari, istituzionali, umani ed economici che ha provocato, e che ha convinto e sta convincendo molti decisori a cambiare rotta.
Qualcuno potrebbe dire:
ma in Usa, Paese tra i maggiori consumatori di droghe illegali, il popolo ha deciso di cambiare rotta anche in questo, visto che, anche se non in maniera esplicita, il vecchio presidente Barack Obama (che aveva sostenuto la rivale Clinton sconfitta da Trump) era per un superamento della “war on drugs”, seguito da molti Stati che, sotto la sua presidenza, hanno legalizzato terapeuticamente e/o ludicamente il consumo di cannabis. E quindi Trump sta cambiando giustamente rotta.
Si’, e’ vero -diciamo noi. Trump sta dando fondo alle promesse elettorali e -li’ dove la democrazia non e’ una macchietta di se stessa, ma il faro di tutto il mondo (nostra valutazione!)- quindi di cosa ci si meraviglia? Di niente, da questo punto di vista -siamo sempre noi a parlare. E continuiamo. Ma il bello -in democrazia- e’ che si puo’ e si deve rimettere tutto e sempre in discussione anche un minuto dopo che nuove politiche vengono messe in atto. Noi siamo contro il boicottaggio, per cui osserviamo da cittadini del mondo (e tra i principali alleati degli Usa -noi europei) l’evoluzione delle decisioni e dei fatti nel Paese che, anche in materia di droghe illegali, e’ un punto di riferimento normativo e culturale. Osserviamo e continuiamo ad essere scettici e contrari a certi provvedimenti e alla prosecuzione di quelli che per noi sono stati gli errori della “war on drugs”: interi Paesi militarizzati e con istituzioni che sembrano girare a vuoto (Messico e Brasile in testa, con l’Italia che non e’ da meno); generazioni di giovani e non solo distrutte dal dover collimare i propri desideri con le ramificazioni della malavita organizzata; sistemi sanitari e di prevenzione in tilt; cultura dell’illegalita’ sempre piu’ diffusa ovunque.
Il presidente Trump sembra aver trovato la soluzione, o quantomeno un percorso per un tampone provvisorio: un muro che, oltre agli spacciatori, dovrebbe bloccare anche gli immigrati clandestini. Guadiamoci negli occhi, anche senza dover andare alla White House di Washington o alla Trump Tower nella 5Avenue di New York: qualcuno ci crede? Con le dovute differenze di dimensioni e di “importanza”, e’ come se chiamassimo la polizia perche’ c’e’ uno spacciatore sotto casa da cui nostro figlio si va a comprare le canne (col pericolo che gli venga regalata -per “fargliela provare”… e fargli venire il gusto- anche cocaina o crack o eroina o memtamfetamine); ammesso che la polizia venga, lo spacciatore si spostera’ e nostro figlio andra’ a cercarlo -lui o un altro, perche’ disgraziati che vogliono rovinarsi la vita con queste merci di facile guadagnano, non mancano- nella sua nuova postazione.
Qual e’ allora la questione che anche il presidente Trump sembra non capire? Facile -e banale nella sua estrema semplicita’: i muri non solo non servono, ma sono forieri di peggioramento. Si’, lo sappiamo, questa nostra universalita’ oggi sembra non andare molto di moda ma, siccome non e’ questione di moda ma di realta’, noi siamo tra quelli che credono che il modello globalizzato, universale, federale sia quello che possa continuare a farci bene. Del resto, nel mondo, e’ grazie a questo modello che si vive meglio, c’e’ meno poverta’, si muore di meno, c’e’ piu’ ricchezza diffusa. O vogliamo far finta di nulla e sostenere il contrario come sembra anche faccia il presidente Trump in compagnia dei vari nazionalisti, eurofobici, xenofobi, etc che ci vogliono far credere essere maggioranze assennate, convenienti, umane e futuribili? Noi crediamo che bisogna continuare a parlarne e -soprattutto- a non ripetere gli errori del passato.
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS