testata ADUC
Editoriale. Obiettivi, particolarita' e difficolta' del nostro servizio
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Claudia Moretti
11 aprile 2006 0:00
 
Da due anni l'Aduc ha rivolto la propria attenzione alle "vicende" degli immigrati, convinta che rientrasse nei propri propositi statutari informare tutti per l'affermazione dei propri diritti, anche gli stranieri, nella loro qualita' di "utenti e consumatori" delle questure e prefetture, dei consolati e dei centri per l'impiego, della pubblica amministrazione in generale.
Con questo spirito, si e' creato un servizio di consulenza legale operativo presso la propria sede a Firenze, oltre alla consulenza telematica e telefonica, servizio che ha visto avvicendarsi numerosi stranieri con svariate storie, troppo spesso di impossibile risoluzione pratica.

In primo luogo crediamo che cio' sia dovuto all'attuale normativa (la c.d. Bossi Fini ed il regolamento attuativo) che subordina la regolarita' di uno straniero ai flussi d'ingresso, flussi che si aprono e si chiudono qualche minuto l'anno e che determinano un numero chiuso di ammessi sul nostro territorio. Questa norma si rivela, a nostro parere, del tutto inadeguata a garantire anche gli obbiettivi che apertamente si propone, ossia la riduzione dell'immigrazione clandestina. Tanti, troppi stranieri si sono rivolti al servizio per chiedere come poter uscire dalla propria clandestinita'. A questi stessi stranieri, 11 mesi e mezzo su 12, abbiamo dovuto stroncare ogni speranza.
In questa prospettiva, che e' politica, l'Aduc si propone con questo servizio, continuando come ha fatto sin qui con numerosi comunicati stampa sull'argomento, di contribuire al dibattito che ci auguriamo possa portare il Parlamento a ripensare l'intera materia. Ripensamento, non gia' -e non solo- in termini ideali e/o ideologici, secondo cui ogni uomo ha in astratto il diritto naturale di risiedere ove intenda e riesca a lavorare nel rispetto delle regole, ma bensi' come razionale, buona e saggia gestione del fenomeno storico insopprimibile che e' l'immigrazione. Ci auguriamo infatti che si comprenda come siano proprio le difficolta' e l'impossibilita' di regolarizzazione a creare clandestinita' e a rendere -al pari di altri ciechi proibizionismi- libero un fenomeno, perche' non regolato, non gestito.

In secondo luogo, altre difficolta' agli stranieri sono aggiunte dalle interpretazioni e dalle prassi degli operatori della Pubblica Amministrazione. In particolar modo le Ambasciate e i Consolati Italiani all'estero ma soprattutto le Questure, che hanno -fino a qualche mese fa- gestito praticamente tutte le fasi della vita italiana di uno straniero, dall'ingresso al soggiorno, ai rinnovi, ai ricongiungimenti e quant'altro. Gravi denuncie sono state raccolte dal nostro servizio sulle prassi di molti operatori, storie a volte sconfinanti nell'illegalita', nella prepotenza, nella corruzione, sulle quali non si sono potute attivare denuncie solo per la paura e la reticenza dei denuncianti.
Molto spesso storie di lunghe attese (oltre un anno) per riabbracciare un familiare oppure mesi e mesi per un rinnovo di una permesso di soggiorno. Anche su questi silenzi, su queste interminabili rinvii ( "no, non e' pronto" dopo file lunghissime davanti alle questure), non e' facile intervenire legalmente, perche' non esiste un sistema di giustizia amministrativa che garantisce in modo celere, effettivo e totalmente soddisfacente, il cittadino dagli abusi e dalle inefficienze della pubblica amministrazione, tanto piu' quando questa opera "in silenzio", "in ritardo", ossia non rispondendo per iscritto alle istanze presentate, mettendole in stand-by. Ma anche questo, a nostro parere, e' un problema politico: fintanto che non saranno responsabilizzati tutti i soggetti-uomini rappresentanti delle Questure ed altro, fintanto che ad ogni violazione di legge, anche dei termini che essa impone per i procedimenti amministrativi, non corrispondano sanzioni disciplinari ed economiche, ottenibili in tempi rapidi e certi, come possiamo aspettarci di meglio?

Infine, occorre dire che non e' compito facile rendere coscienti gli stranieri dei propri diritti e della importanza che essi siano rispettati, soprattutto per coloro che provengono da paesi "extra occidentali". Non e' facile spiegare che, nonostante il meccanismo dei flussi li costringa alla fuga o al nascondiglio, al lavoro nero e alla clandestinita', essi hanno comunque dei diritti che nessuno potra' difendere se non loro stessi in primis. Che nonostante il sistema giudiziario sia costoso e lento, occorre usarlo apertamente e pubblicamente affinche' cio' che non va possa esser sotto gli occhi di tutti, stranieri e non. Che, anche laddove non sussistano vie legali esperibili con successo, un abuso, un'illegalita', un ritardo, un danno subito deve esser pubblicamente raccontato, affinche' la sua esperienza formi un precedente utile.

Con questo obiettivo l'Aduc guarda allo straniero "utente e consumatore" di legalita' e di giustizia, proprio come a tutti gli altri utenti e consumatori che ogni giorno fruiscono di altri servizi. Non solo per risolvere il singolo problema personale nella sua dimensione egoistica, per la quale rinviamo ai numerosi servizi di consulenza sparsi in tutte le citta', ma per elevarlo a caso fra i casi e a servizio di chi si trova nelle medesime condizioni, con spirito civico e altruistico.
Il servizio cosi' ideato, sia come sportello legale, sia come luogo di approfondimento, sia come strumento di divulgazione attraverso i suoi comunicati stampa potra' raggiungere gli obbiettivi ora descritti solo nella misura in cui emergera' il coraggiodi chi, da straniero, si sente comunque portatore di diritti da difendere e affermare. Di questo coraggio, crediamo, ne potranno usufruire oltre a tutti gli stranieri, anche tutti gli italiani.
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS