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Cpt Corelli: due denunce e decine di persone in un limbo infernale
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Articolo di Vittorio Agnoletto *
10 marzo 2008 0:00
 
Un trans brasiliano aspetta di essere visitato nell’infermeria del Cpt di Corelli. Nella sala d’ attesa ci sono due file di sedie, la prima è occupata da rappresentanti delle forze dell’ordine, la seconda da altri immigrati. Non ci sono posti liberi nella seconda fila, si siede vicino a un poliziotto. Scattano gli insulti e la rissa. Il brasiliano viene preso e portato in un’altra stanza, viene picchiato da sette o otto poliziotti. È solo una delle denunce che ho raccolto insieme all’avvocato Livio Neri nel corso delle due visite che ho svolto giovedì 6 e venerdì 7 marzo al Cpt di via Corelli.

Un altro caso eclatante e drammatico riguarda S.R.M, una donna cilena che ha vissuto una vera e propria odissea: il 7 febbraio scorso mentre la portavano in aeroporto per essere espulsa, disperata, si è tagliata le vene; a quel punto è stata prima blandamente medicata, poi presa a schiaffi, sedata coattivamente e messa di forza sull’aereo. L’equipaggio si è rifiutato di imbarcarla ed è stata riportata al Cpt. Entrambi hanno sporto denuncia.

Le situazioni a dir poco paradossali, tra i 99 migranti presenti oggi nella struttura, non sono finite: da alcuni mesi la “novità” del Cpt sono le badanti, assunte in nero e “scaricate” dalle famiglie presso cui lavoravano nel momento in cui vengono fermate per qualche controllo e risultano prive del permesso di soggiorno.

C’è T.Y.M, originaria del Ciad, che ha chiesto asilo politico, le è stato rifiutato ma la commissione giudicatrice sostiene che non possa essere rimpatriata a causa dei conflitti che dilaniano il suo Paese. Tra due giorni scade il termine di detenzione al Cpt (60 giorni). Quale sarà il suo destino? Resta in un limbo.

A.A.L., nigeriano, da 26 anni in Italia con regolare permesso di soggiorno, lavora come autotrasportatore, abita a Cremona. Il permesso di soggiorno scade il 26 gennaio 2006, chiede alla questura di Cremona il rinnovo; gli viene prolungato il permesso fino all'aprile 2006. Ma proprio in aprile viene arrestato per una rissa. Uscito da S. Vittore viene portato in questura dove gli viene notificata l'espulsione per il permesso di soggiorno scaduto. Lì spiega che gli era stato prolungato dalla questura; essendo in carcere non aveva potuto rinnovarlo. Le sue ragioni vengono ignorate: finisce al Cpt in attesa di espulsione.

Corelli significa poi famiglie distrutte. Come nel caso di un uomo tunisino, nel nostro Paese da 19 anni; convivente di una marocchina con cittadinanza italiana con la quale non può sposarsi perché la donna è in attesa del divorzio da un precedente matrimonio. Ma quando finalmente tutto è pronto, B.M. si rivolge al consolato tunisino per avere i propri documenti e scopre che la pratica durerà dai due ai tre mesi. Giusto il tempo per essere fermato, come accade, condotto al Cpt e ora rischia di essere espulso entro il 13 marzo.

Un episodio analogo ha coinvolto H.A.C., tunisino domiciliato a Perugia da 15 anni, vive con la compagna, una donna ucraina con regolare permesso di soggiorno, dalla quale ha avuto un figlio, che oggi ha 7 anni, e ne aspetta un secondo. Con loro vive anche un’altra figlia del tunisino. Ebbene, l’uomo è stato condotto in via Corelli per l'espulsione, separato dalla famiglia: oltre tutto il suo era l’unico stipendio in casa.

Dulcis in fundo, gli infortuni sul lavoro. C.C. è un giovane tunisino, da 3 anni in Italia, lavora in nero nel campo dell’edilizia; nel 2006 subisce un incidente sul lavoro con gravi conseguenze alla schiena e all'occhio destro. Viene aperto un procedimento all'Inail per il riconoscimento dell'infortunio e la relativa richiesta di risarcimento. Nel frattempo però viene fermato e, non avendo il permesso di soggiorno, portato al Cpt. Il magistrato non convalida l’espulsione a causa del processo in corso, ritenendo che C.C. debba restare in Italia fino alla fine della causa. Ma dopo due giorni viene riportato in questura dalle forze dell'ordine dove gli viene notificato un nuovo decreto d'espulsione che questa volta un altro magistrato convalida.

Questo è, oggi, Corelli. Di fronte a queste storie di vita risulta ancor più comprensibile la richiesta avanzata da più parti affinchè tutti coloro che hanno presentato domanda in occasione dell’ultimo decreto flussi, dimostrando di avere un lavoro stabile in Italia, possano essere regolarizzati, e non solo i 170mila previsti dall’esecutivo. Ritengo anche doveroso che il governo chieda alla polizia di avviare al suo interno delle indagini per quanto riguarda i due episodi di violenze denunciati.

* Vittorio Agnoletto e' eurodeputato della Sinistra Unitaria Europea


 
 
 
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