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Adottare un maggiorenne bielorusso. Considerazioni e aspirazioni: affermiamo il diritto
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Articolo di Isabella Cusanno *
22 gennaio 2011 15:54
 
E' frequente, negli ultimi tempi, l'adozione di maggiorenni per sanare situazioni di insoddisfazione affettiva protrattasi nel tempo di chi non li ha potuti adottare da minori, magari perché stranieri e provenienti dall'Est Europeo. Una costante che si è consolidata con eccessiva superficialità.
Quando si opera in rapporti di scambio tra diverse Nazioni, nessun istituto è semplice, nessuna norma scontata, nessun diritto concluso.
Quando si procede all'adozione di maggiorenne straniero, la nazione e la norma dello Stato dell'adottato sono comunque in causa, messi in discussione, ed entrano nell'analisi del Tribunale italiano. Infatti, accanto all'istituto in sé, devono essere presi in visione le norme correlate: quelle relative al valido e giusto consenso così come previste da entrambe le Nazioni, le normative di diritto pubblico, i rapporti garantisti tra le Legislazioni. E non si può pretendere di interloquire con uno Stato straniero e un suo cittadino, forzandogli la mano pur di assicurarsi un bene che -pur degno di rispetto- risponde a desideri privati che devono essere vagliati per ottenerne il riconoscimento dall'ordinamento giuridico.
Parliamo in specie della Bielorussia. Cioe' Est Europa. Ricordando che le differenze che corrono tra le varie legislazioni dei Paesi nati dall'ex URSS esistono (e ne parliamo in seguito), ma non sono abissali.
Parliamo di rapporti tra cittadini, quindi sfera del privato, senza mescolare sacro e profano, politico e giuridico. Non decidiamo prima di considerare e di riflettere, sostenendo magari che tanto è inutile, non si può, non è neppure il caso, perché loro... ti arrestano. Non neghiamo il dialogo per partito preso, non neghiamo il diritto a nessuno e non presumiamo che portando questi ragazzi in Italia abbiamo già fatto tutto, regalando loro il Paradiso e quindi non gli dobbiamo più nulla. Non abbiamo fatto nulla di questo. Abbiamo solo regalato a noi la gioia di avere un figlio, scelto da noi e non imposto dalla natura: i beneficati siamo noi e non loro.
La verità è che, per pigrizia, per superficialità, la strada del riconoscimento delle adozioni di maggiorenni in Bielorussia è stata trascurata, negletta ed abiurata.
Il rapporto tra le legislazioni è dettato da norme di diritto internazionale privato e non da norme di diritto privato. Il codice di diritto civile della Bielorussia, ad esempio, è di stampo romanista, molto più vicino al diritto romano di quanto lo sia il nostro. L'adesione ai trattati internazionali della Bielorussia è sufficiente a garantire ogni straniero presente in quel Paese ed a garantire l'esecuzione in genere delle sentenze straniere. Esistono in quel Paese giuristi che si prodigano perché questo avvenga, perchè le diffidenze che possono essere presenti in sede giudiziale vengano superate, e perché il diritto abbia riscontro senza discrasie. Perché, negare valenza ad una sentenza straniera, significa dare adito ad ogni forma di fraintendimento, di sopruso, di doppia identità e di doppia conformità; significa dar voce e forma al Tribunale kafkiano, quello in cui siamo sempre e comunque colpevoli, ed abolire ogni certezza -o solo parvenza- del diritto.
Perché non si può far riconoscere una sentenza di adozione maggiorenni in Bielorussia? Perché lo Stato italiano nella pienezza della sua sovranità non può rivolgersi allo Stato Bielorusso per trasmettergli una propria sentenza? Perché i ragazzi bielorussi adottati devono vivere in una situazione di doppia identità? Per non parlare di peggio...
Ci sarà stato ripetuto mille volte. Perché in Bielorussia la legislazione non lo permette. Ma, a parte la nostra pigrizia, chi lo ha detto?
E' vero, la legislazione Bielorussa non prevede l'adozione di maggiorenni. Ma questo significa solo che un cittadino Bielorusso non può adottare un cittadino Bielorusso maggiorenne, ma non che un cittadino italiano non possa vedersi riconosciuta l'adozione di un cittadino maggiorenne bielorusso; ad un cittadino italiano non si applicano le norme di diritto civile bielorusso, ma solo quelle di diritto internazionale privato, perché un cittadino italiano non è un cittadino bielorusso.
Inoltre non credo esista un altro codice civile in Europa che, come quello bielorusso, sia così disponibile ad accogliere, tramite le norme di rinvio, la normativa straniera. Ed ho paura che quando andrò in una Corte bielorussa a chiedere l'esecuzione di una sentenza italiana di adozione maggiorenne, ed incontrerò possibile diffidenza ed ostilità, dovrò addebitare queste ultime al modo con cui fino ad oggi alcuni cittadini italiani hanno creduto di dover elargire la propria carità a poveri e deboli.
Non posso essere sicura che l'esecuzione di una sentenza di adozione maggiorenni italiana in uno Stato come la Bielorussia (che ha solo dieci milioni di abitanti e piange ancora le vittime della seconda guerra mondiale e che ha dovuto affidare la crescita o il risanamento dei suoi bambini alla beneficenza altrui) venga accolta con favore dal Tribunale bielorusso. Sono sicura, però, che il mio assistito -cittadino bielorusso maggiorenne- ha tutti i diritti di poter vivere con tranquillità nella sua famiglia italiana senza dover rinunciare alla patria natale, all'identità, senza sentirsi umiliato per origini che lo pongono come diverso in un sistema italiano che, ovviamente, stenta ad accoglierlo perché -ad un cittadino straniero- l'ordinamento non può riconoscere i diritti rivenienti dalla cittadinanza -e sono sicura che questi diritti sono garantiti dalla norma bielorussa.
Per questi motivi, nonostante l'increscioso comportamento della Ambasciata Italiana a Minsk (1), io proverò ad ottenere il consenso bielorusso nel pieno rispetto di entrambe le normative, della legalità, della trasparenza dei rapporti internazionali e della pacifica convivenza dei privati, bielorussi o italiani che siano.
Per inciso l'Ambasciata Italiana è tenuta all'assistenza giudiziale ai nostri concittadini; lo prevede la norma italiana in forza di quanto è stato previsto da tutti quei trattati internazionali che sono stati stilati per difendere i diritti naturali di ogni uomo e, ad esempio l'inviolabilità delle Ambasciate. Infatti, il codice civile bielorusso, ed il codice di procedura civile di questo Paese, prevedono che un cittadino straniero possa essere rappresentato in giudizio sia da un avvocato dello Stato di provenienza che dalla propria rappresentanza diplomatica.

(1) Qui i particolari della vicenda

* avvocato del foro di Bari
 
 
 
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